Se c’è una donna potente del Medioevo, universalmente conosciuta, questa è Matilde di Canossa, una donna di potere che non ha avuto problemi a sfidare uomini anche più potenti di lei. Il fatto più noto della sua vita è quando vide, davanti le mura di uno dei suoi castelli, l’imperatore Enrico IV autoinfliggersi l’umiliazione per scampare alla scomunica. Ma la sua esistenza non si riduce solo a questo evento.
Per trattare la vita di Matilde di Canossa servirebbero le pagine di un libro e anche bello grande; in questo articolo vi fornirò solo i tratti più salienti rimandando ad altri articoli la trattazione di aspetti più particolari.
Siamo nella metà dell’XI secolo, un periodo di fermento culturale, politico e soprattutto religioso, il secolo della cosiddetta riforma gregoriana che aveva a cuore un rinnovamento totale della Chiesa; soprattutto, è il periodo della nota “lotta per le investiture”, della quale fu protagonista anche la nostra Matilde, ma procediamo con ordine.
Matilde nasce a Mantova nel 1046, la maggior parte delle informazioni che abbiamo su di lei le ricaviamo dalla Vita Mathildis, un poema scritto dal monaco Donizone pochi anni dopo la sua morte. La famiglia di Matilde era tra le più potenti dell’Italia dell’epoca, i loro domini si estendevano per buona parte del centro-nord (Emilia Romagna, Toscana, Lombardia) e, grazie al matrimonio dei suoi genitori Bonifacio di Canossa e Beatrice di Lorena, anche nella regione della Lorena.
Ancora bambina, perse il padre assassinato durante una battuta di caccia nel maggio 1052 e poco tempo dopo morirono in circostanze ancora non chiarite sia il fratello che la sorella. Due anni dopo la madre sposò Goffredo il Barbuto, duca della Bassa Lotaringia e suo cugino, anch’egli vedovo e padre di Goffredo il Gobbo. Questa unione, avvenuta senza l’approvazione dell’allora imperatore Enrico III, suscitò le ire di quest’ultimo poiché i neosposi erano entrambi tra i suoi sudditi più potenti, così scese in Italia e fece prigioniere Beatrice e Matilde, portandole alla sua corte, dove furono liberate solo dopo la sua morte nel 1056.
Matilde, essendo l’unica figlia rimasta di Beatrice, partecipò attivamente alla vita politica e sicuramente imparò, oltre che a leggere e scrivere, a governare più dalla madre che dal patrigno e con lei si spostava tra l’Italia e la Lorena. E’ proprio qui che nel 1069 avvennero due fatti importanti: la morte di Goffredo il Barbuto e il matrimonio con il fratellastro, Goffredo il Gobbo. Matilde, quindi, visse alla corte del marito fino al 1072, quando fece ritorno in Italia dalla madre; nel frattempo era rimasta incinta ma perse la bambina poco dopo il parto e forse anche questo contribuì al deteriorarsi dei rapporti con il marito, dal quale visse lontana fino alla di lui dipartita (febbraio 1076).
L’elezione al soglio pontificio di Gregorio VII (al secolo, Ildebrando di Soana) influì sulle vite di Matilde e Beatrice. Già da prima della fumata bianca le due donne avevano avuto rapporti con i vari rappresentanti di Pietro, e i Canossa-Lorena confermarono il loro ruolo di protettori dei papi e mediatori tra Roma e l’Impero, ma con Ildebrando di Soana si trovarono più a stretto contatto. Le due donne erano anche molto religiose e quindi in tutto il loro territorio favorirono la creazione di monasteri e chiese.
Il rapporto tra Matilde e il pontefice si fece ancora più stretto dopo la morte di Beatrice (1077), il che non mancò di suscitare numerose maldicenze sui due, accusati di condividere il letto. La Grancontessa, comunque, non si fece spaventare e si schierò apertamente dalla parte del papa: siamo nella fase più acuta della “lotta per le investiture”, Gregorio VII cerca il più possibile di evitare una rottura con Enrico IV ma l’imperatore è assai poco conciliate e continua con la scelta personale dei vescovi.
Nell’inverno del 1076, Enrico IV scende in Italia mentre Gregorio VII si stava recando in Germania per decidere il destino dell’imperatore. Così i due s’incontrano “a metà strada”: è l’umiliazione di Canossa. Matilde, anche in questo caso, non viene meno al suo ruolo di mediatrice, forse fu lei stessa a fornire una soluzione.
Purtroppo, una volta ottenuto il perdono, Enrico IV tornò alle “vecchie abitudini” e, anzi, decise di tornare nuovamente in Italia. La posizione di Matilde si fece delicata: in quanto vassalla dell’imperatore era obbligata a fornire supporto, ma non lo fece. Così Enrico l’accusò di lesa maestà e dichiarò decadute tutte le funzioni pubbliche che esercitava. La Grancontessa non perse tempo e fece qualcosa d’inaspettato: donò alla Chiesa tutte le sue terre e inviò oro e pietre preziose a Gregorio VII. Il papa gliele restituì pro tempore. Il 15 ottobre 1080, nei pressi di Volta Mantovana le milizie dell’imperatore Enrico IV sconfissero le truppe di Gregorio VII, tra i cui comandanti vi era anche Matilde. Nonostante la sconfitta, la Grancontessa non si diede per vinta e, mentre il papa era costretto all’esilio, Matilde resistette e il 2 luglio 1084 riuscì a sbaragliare l’esercito imperiale nella battaglia di Sorbara, presso Modena, grazie alla decisiva formazione di una coalizione favorevole al papato a cui aderirono i bolognesi contrapposti alla lega imperiale.
Anche se aveva destinato tutti i suoi possedimenti alla Chiesa, Nel 1089, Matilde (papa Gregorio era morto nel 1085) contrasse un nuovo matrimonio con un ragazzo poco più che adolescente, il duca Guelfo V di Baviera, forse nella speranza di avere un erede. Il matrimonio fu un totale fallimento e venne annullato pochi anni dopo. Comunque, Guelfo fu al fianco della Grancontessa in un momento difficile: nel 1090 Enrico IV scese per la terza volta in Italia e prese d’assalto i territori matildici per due anni, la Grancontessa subì numerose sconfitte fino a quando l’imperatore non decise di attaccare Canossa, ma fu sconfitto e Matilde si riprese parte dei suoi territori.
L’imperatore rimase in Italia fino al 1097 ma non ottenne grandi successi e Matilde tutto sommato visse in tranquillità. La sua corte era da sempre un polo attrattivo per gli intellettuali dell’epoca e in questi anni ospita il filosofo/teologo Anselmo d’Aosta, che diviene il suo confidente.
Tra gli ultimi atti della sua vita vi è quello di adottare Guido Guerra (alcuni storici mettono in dubbio l’autenticità di questi documenti) membro di una famiglia a lei fedele sul cui aiuto ha sempre potuto contare. Agli inizi del 1100 Matilde prosegue con la riconquista dei suoi territori e il nuovo Imperatore Enrico V, con il quale Matilde instaura un rapporto pacifico, le restituì il potere sottrattole dal padre. A questo punto, sembra venire meno l’impegno della Grancontessa a sostegno del papato.
La sua vita si conclude a Bondeno di Roncore il 24 luglio 1115. Di Guido Guerra non c’è più traccia e i suoi territori saranno nuova occasione di conflitto tra Impero e Papato. È in questa situazione instabile che si fanno strada le autonomie cittadine che danno avvio alla fase comunale dell’Italia.
Giulia Panzanelli
Per approfondire:
GOLINELLI PAOLO, Matilde di Canossa. Una donna protagonista del suo tempo, un mito intramontabile, Salerno Editrice, Roma 2021
MUZZARELLI MARIA GIUSEPPINA, Madri madri mancate quasi madri. Sei storie medievali, Editori Laterza, Roma-Bari 2021