Quarto articolo dedicato al Medioevo Disney, che oggi si concentrerà sulle origini del castello più famoso del mondo.

Un brand, un logo, molte varianti, ma lo stesso messaggio di fondo: un castello incantato che con la mente ci riporta a un mondo fiabesco, in un tempo che era e che adesso non è più, ma che grazie alla Disney può rivivere. 

Un tempo pieno di eroi e di cavalieri, di principesse e di guerriere, che rispecchia lo sguardo con cui l’America osserva il Medioevo europeo. Un logo, ispirato al castello costruito nel cuore di Disneyland, Fantasyland, dove la magia dei film d’animazione e dei live-action diventa reale.

L’opera, di cui il castello de La Bella Addormentata nel Bosco – “classico” Disney del 1959 – è ispiratore e fedele riproduzione, trova le sue origini nel castello di Neuschwanstein.

Conosciuto come il castello delle favole, fu fatto costruire da Ludwig II di Wittelsbach a partire dal 1869.

Ludwig II (1845-1886), figlio di Massimiliano II di Baviera e Maria Federica di Prussia, fu re di Baviera dal 1864 al 1886. Conosciuto come “Re delle Favole” (der Märchenkönig), dimostrò fin dalla prima infanzia una personalità eccentrica e romantica, che lo portò a prediligere una vita isolata, in compagnia dei racconti della tradizione germanica e delle opere del compositore tedesco Richard Wagner, di cui fu mecenate e profondo estimatore. 

Incoronato re di Baviera nel 1864, preferì alla vita di corte un’esistenza più ritirata, meno soggetta a doveri e responsabilità, che gli consentisse di viaggiare e visitare il cuore dell’Europa.

Fu durante i suoi innumerevoli spostamenti che rimase affascinato dalle fortezze e dai castelli medievali, soprattutto dalla loro imponenza e dall’aura di mistero che emanavano. 

La sua ammirazione per queste costruzioni lo portò a scegliere Christian Jank (1833-1888) come disegnatore e Viollet-le-Duc (1814-1879), famoso architetto esperto nel revival gotico, per l’edificazione del suo capolavoro: Neuschwanstein. Un altrove fisico, costruito lontano dal mondo esterno, dove la grandezza dei racconti germanici potesse rivivere e dove risuonassero le musiche di Wagner. E, soprattutto, all’interno del quale non sarebbe stato disturbato o umiliato dagli eventi. 

«I castelli di Ludwig erano emblemi materiali del suo desiderio di trovare rifugio nelle epoche leggendarie, immergendovisi attraverso il teatro, l’Opera e le favole.»

Ludwig però non poté godere a lungo della sua opera, terminata nel 1884, perché, poco dopo il suo trasferimento nel castello, fu assassinato in circostanze misteriose nel 1886.

Eredità apprezzata più dai posteri che dai contemporanei.

Infatti, Neuschwanstein rappresenta l’incarnazione perfetta dello spirito romantico e ispiratore dei revival medievalisti dal XIX secolo in poi. È il castello del c’era una volta per eccellenza. Non stupisce che ad ispirare Walt Disney “Il Sognatore” sia stato Ludwig “Il Re delle Favole”. Il suo castello, grazie al genio americano e alla sua Compagnia, divenne famoso a livello planetario.

Una rappresentazione concreta del tutto può succedere che, attraverso le sue mura imponenti, ci ricorda l’importanza di credere nelle fiabe e nel tempo, il Medioevo, in cui queste possono prendere vita. 

Sul simbolo e sulla sua importanza, Martha Bayless esprime la sua opinione: 

«Come i castelli sono, in più di un senso, le roccaforti del Medioevo, la centralità del castello per l’industria Disney suggerisce che il medievale è posizionato sia come “portale” che come “terreno di gioco”.»

La Bayless, inoltre, ribadisce il concetto di medievalismo Disney, spiegando il rapporto in essere tra il messaggio veicolato dalla casa cinematografica e la realtà che lo ha ispirato: 

«Il tipo di intrattenimento offerto dal mondo Disney non è ambientato nel Medioevo reale, quanto in una fiaba situata nel “Medioevo”, in un tempo eterno, astorico, leggendario, dove le favole esistono. È un Altrove ispirato alla storia.»

Il castello, però, non è importante solo come rappresentazione fisica di questo altrove. Esso è un luogo di transizione, di trasformazione. È lo scenario dove il personaggio deve affrontare un percorso interiore, un’evoluzione personale nella quale il castello stesso partecipa, con i colori, l’architettura, con il senso di angoscia o di felicità che condivide con il protagonista. 

Se nel movimento romantico e nel primo medievalismo era la natura a rispecchiare lo stato d’animo dell’eroe, qui è il castello a stagliarsi in tutta la sua imponenza davanti agli occhi dello spettatore che, prima di arrivare all’agognato lieto fine, diventa compagno d’avventura e poi egli stesso l’eroe. 

 

Martina Corona

 

Per approfondire:

VITO BIANCHI, Il Castello. Un’invenzione del Medioevo, De Agostini-Rizzoli, 2001;

RENATO BORDONE, Lo specchio di Shalott. L’invenzione del Medioevo nella cultura ottocentesca, Liguori, 1993

PUGH  TISON, ARONSTEIN SUSAN, The Disney Middle Ages. A Fairy-Tale and Fantasy Past, Palgrave Macmillan, New York, 2012

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Written by : Redazione

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