Da secoli la Scozia cerca, in un modo o nell’altro, di ottenere l’indipendenza. Dal 1700 in poi, infatti, prima con la formazione di movimenti culturali di ampio respiro, poi con l’azione politica, i tentativi di separarsi dal resto dello Uk (o di acquisire una notevole autonomia) non sono mancati affatto! In questo articolo quindi, voglio fornirvi il quadro del medievalismo politico scozzese, che fa da architrave al processo di costruzione della nazione stessa.
Il Medioevo viene utilizzato quindi per creare una forte identità. Ovviamente sto parlando di aspetti come il kilt, la figura di William Wallace, e la cultura cinematografica che ne deriva. Leggendo questo articolo, spero vi divertiate, come lo è stato per me nella sua scrittura.
– L’Atene del nord.
Per iniziare questo percorso dobbiamo necessariamente partire dal periodo moderno. Infatti nel corso del XVIII-XIX secolo, la Scozia visse una stagione culturale molto importante, con la nascita di personalità eclettiche come quella di William Smith, l’iniziatore della teoria dell’economia classica o quella di Walter Scott, iniziatore del romanzo storico con l’Ivhanoe, trattato nel nostro “Ivanhoe, il romando storico che ha fatto la Storia“. In questo contesto di fervore culturale, che si palesò soprattutto ad Edimburgo, definita “l’Atene del Nord, si verificò il manifestarsi di una forte identità scozzese. La città si rinnovò: tra il 1760 ed il 1830 alla parte vecchia, cresciuta intorno al Castello (la Old Town, che venne restaurata in stile neogotico), si affiancò la parte nuova della città (la New Town) di Edimburgo, completata nel 1840 dall’austero monumento dedicato proprio a Sir Walter Scott, sempre in stile neogotico! Questo fervore era il risultato di un grande exploit economico-sociale.
– Il kilt. l’invenzione di una tradizione.
E’ interessante studiare il caso del kilt scozzese e di una tradizione che, da un piccolo nucleo di verità storica, diventa una cosa nuova, pronto ad essere utilizzato, negli anni a seguire, dai sostenitore del patriottismo. Inventato dall’imprenditore Sir Thomas Rawlinson, quacchero inglese del ‘700 che nel corso della sua vita si trasferì nelle Highlands. Osservando i tagliaboschi di quelle regioni capì che, il tradizionale mantello scozzese da loro indossato, era un vestiario scomodo. Si trattava infatti di un plaid che veniva ripiegato e stretto, con una cintura, a formare una specie di gonna. Il nostro imprenditore, semplificando questo indumento, inventò l’attuale kilt scozzese che, gli intellettuali del secolo successivo, consideravano come un segno distinguibile di antichità e, quindi, appartenenza. Così veniva creata una tradizione. Questa di Thomas Rawlison fu un’operazione di marketing ben riuscita.
– Il Wallace Monument.
Il mito di William Wallace, vero catalizzatore del patriottismo scozzese, è stato utilizzato in maniera continua. Degno di nota è il Wallace Monument, che si trova nei pressi di Stirling Bridge, dove si verificò l’omonima battaglia. Il monumento venne eretto nel 1869. Con un’operazione di crowfunding, alla quale parteciparono molti privati come Giuseppe Garibaldi, vennero trovati i soldi per la sua realizzazione. La torre, alta ben 67 metri, è ubicata sulla collina dell’Abbey Craig. Da un punto di vista architettonico venne realizzata nello stile baronale scozzese, che si inserisce nel più ampio panorama del neogotico scozzese. Ovviamente le commemorazioni alla figura di Wallace non finiscono qui, ci sono altre statue e lapidi commemorative, sparse per la terra di Scozia.
– La questione referendaria e il Cinema.
L’autonomia e poi l’indipendenza scozzese, sono stati al centro del dibattito politico negli ultimi decenni. Per quanto riguarda i referendum realizzati, ce ne sono stati ben tre: nel 1979, nel 1997 e, ultimo, nel 2014.
Mi preme ricordare come nel 1995 uscì nelle sale cinematografiche il film “Braveheart, Cuore Impavido”, leggete il nostro “Braveheart: la storia di William Wallace tra mito e realtà”. Mel Gibson nelle vesti di William Wallace è, guarda caso, vestito con il kilt scozzese! Ma non era stata una creazione settecentesca? Proprio cosi! Siamo di fronte ad una scatola cinese, al mito che si rinnova, che nutre se stesso, e che viene perpetuato, alle nuove generazioni, adattandosi alle esigenze del momento.
Ovviamente la realizzazione del film si inserisce in un contesto di forte volontà da parte degli scozzesi, di ottenere un’autonomia da Downing Street.
L’11 settembre del 1997, esattamente 200 anni dopo la battaglia di Stirling Bridge, gli scozzesi sono chiamati alle urne per votare il loro secondo referendum sull’autonomia, dato che quello verificatosi nel 1979, non andò a buon fine per gli scissionisti. Questa volta però il loro successo fu schiacciante! Con il 79,3 % la Scozia divenne un Paese autonomo. Questo significava che, nonostante rimanesse nel contesto sociale ed economico della Gran Bretagna, molte problematiche interne sarebbero state discusse e decise dal parlamento scozzese di nuova fondazione, che entrò nel pieno delle sue funzioni il primo di gennaio del 2000.
La Premier Nicola Sturgeon, nel 2014, ha portato la Scozia nuovamente al Referendum, chiedendo, questa volta la piena Indipendenza! Il risultato però, non diede ragione agli indipendentisti! Ma ci fu un imprevisto: il referendum per la Brexit del 2016.
In che senso? Sappiamo tutti come è andato a finire. Infatti gli scozzesi che hanno deciso a maggioranza di rimanere in Europa, sono stati “costretti” ad uscire, nonostante nella sola Scozia avesse vinto il Remain. Tale situazione ha fortemente riproposto la questione dell’Indipendenza. La battaglia è ancora aperta e, da un punto di vista medievalistico, abbiamo visto sorgere altre due pellicole: si tratta di The “Outlaw King. Il re fuorilegge” (analizzato in un nostro articolo “The Outlaw King”: il sogno indipendentista scozzese continua”) e di “Robert de Bruce, Guerriero e Re”, che ripropongono la figura Roberto I di Scozia, mitizzato!
– Alba. Dal Regno al Partito.
Da un punto di vista politico il National Party scozzese, ha comunque accusato, nella primavera del 2021, una scissione, capeggiata dal suo fondatore, Alex Salmond. Costui staccatosi dal corpo principale del Partito, ne ha fondato uno nuovo, con un chiaro riferimento medievale. Infatti il partito in questione si chiama Alba che, in gaelico antico, era il nome della Scozia!
– Models of Authority
Tutto questo interesse pop e non, per il medioevo scozzese, ha generato un incremento degli studi storici? Forse. Nel 2014, comunque, la collaborazione tra le università di Glasgow, di Cambridge e il King’s College, ha dato vita al progetto “Model Of Authority”, che tratta le “Scottish Carters ad the Emergence of government”. Si tratta di un database delle fonti scozzesi a noi pervenute, del periodo che va dal 1100 al 1250! L’accesso è libero e vi consiglio vivamente di dargli un’occhiata!
– L’Italia campione d’Europa.
Cosa c’entra questo aspetto? A guardarla da lontano nulla, ma se avviciniamo la lente di ingrandimento, puntandola sulle reazioni di alcuni scozzesi alla vittoria italiana degli Europei di calcio, queste sono a dir poco esilaranti. Non stupisce affatto la reazione del tabloid scozzese “The National”, che ha piazzato Mancini in prima pagina, nei panni del William Wallace di Braveheart. Come potete vedere dalla foto dell’articolo, il titolo dice “Salvaci Roberto”! Mentre nell’articolo interno al giornale, si è giocato con il nome di Mancini, Roberto, che è diventato “Roberto The Bruce”.
In questa breve rassegna abbiamo visto come il Medioevo, quando si parla di autonomia o indipendenza scozzese, fa capolino da moltissime parti, e da più secoli. Il bello del Medievalismo è proprio questa sua estrema malleabilità!
Andrea Feliziani
Letture Consigliate
Davies Norman, Isole. Storia dell’Inghilterra, della Scozia, del Galles e dell’Irlanda, Milano, Bruno Mondadori, 2004.
McCrimmon Robert, La lunga battaglia. Mille anni di storia scozzese, Firenze, Tarab Edizioni, 1998.
-https://www.repubblica.it/viaggi/2008/05/29/news/edimburgo_l_atene_del_nord-117036639/