In questo articolo dedicato al medievalismo musicale torniamo a parlare di Opera lirica. Abbiamo già avuto modo di analizzare in forma generica il rapporto fra Opera e Medioevo e anche il contributo dato dalle figure femminili nella musica di Giuseppe Verdi  alla nostra percezione dell’Età di Mezzo.

Oggi però facciamo un salto indietro nella lirica italiana e parliamo di un altro dei grandi compositori della Penisola: Gioacchino Rossini. Compositore prolifico, non fu solo uno dei più importanti operisti della prima metà dell’Ottocento ma si dedicò anche ad altri generi musicali e non fu immune al fascino del Medioevo. Certo nelle sue numerosissime opere la “coloritura medievale” non è preminente, è presente in poche opere, alcune più famose e altre andate a finire nel dimenticatoio, ora ve le farò riscoprire.

Andiamo in ordine cronologico e iniziamo a parlare di Tancredi andata in scena, per la prima volta, nel febbraio del 1813 al Teatro la Fenice di Venezia. Un’opera che ebbe molto successo alla sua epoca ma che poi fu dimenticata. Il dramma di Rossini è mutuato dalla omonima tragedia di Voltaire, del 1760: ambientata nella Sicilia degli inizi dell’anno Mille travagliata dalle lotte fra saraceni e indigeni, e alla base vi è sempre una storia d’amore che s’intreccia alle vicende politiche dell’epoca il tutto supportato da nessuna veridicità storica. Infatti, prima ho usato il termine “coloritura medievale” proprio perché di storico in quest’opera di Rossini non c’è molto, il Medioevo è solo uno sfondo.

Passiamo a un’altra opera, in questo caso, dedicata a un personaggio femminile che abita nel nostro passato: Adelaide di Borgogna su libretto di Giovanni Schmidt e andata in scena al Teatro Argentina di Roma il 27 dicembre 1817. L’opera riprende e riformula la vita di un personaggio realmente esistito: l’imperatrice Adelaide di Borgogna, moglie dell’imperatore Ottone I. Rossini ci narra la vicenda che portò i due a conoscersi; è ovviamente  presente una visione romanzata della faccenda, soprattutto perché i due non si sposarono per amore ma per convenienza politica, però tutto sommato gli eventi sono attinenti alla realtà a parte qualche imprecisione sulla prigionia di Adelaide.

Ora ci spostiamo nel tempo e nello spazio e parliamo di due opere che hanno lo stesso soggetto: Maometto II  e Le siège de Corinthe (L’assedio di Corinto). L’opera Maometto II fu composta da Rossini, su libretto di Cesare della Valle,  quando ormai il compositore, diventato da tempo direttore del Teatro San Carlo di Napoli, aveva deciso di diminuire drasticamente i suoi ritmi di lavoro. La prima fu messa in scena il 3 dicembre 1820 ma non ebbe il successo sperato poiché Rossini decise di osare nella composizione dei numeri musicali e non venne compreso dal suo pubblico. Il compositore si vide costretto a rielaborare l’opera per il Teatro La Fenice di Venezia, andata in scena nel 1823: fu cambiato il finale e alcuni numeri musicali, ma ugualmente non ottenne il successo sperato. Rossini non si arrese neanche questa volta e da Maometto II elaborò una nuova opera, appunto Le siège, che ottenne un grande successo di pubblico e la cui prima avvenne il 9 ottobre 1826 all’Opéra national de Paris.

Le due opere hanno per protagonista il sultano Ottomano Maometto II e si basano su fatti realmente accaduti: la conquista di Negroponte e di Corinto. In linea di massima i fatti riportati sono realmente accaduti sono però presentati in maniera romanzata grazie all’introduzione di personaggi femminili e a storie d’amore. Ad esempio in Maometto II la figura di Anna è un personaggio di fantasia legato alla costruzione di varie leggende sulla caduta di Negroponte e sul ruolo avuto da Erisso, il provveditore dell’isola, che venne assunto a martire cristiano. La figura di Anna venne aggiunta nel XVI secolo per dare maggiore risonanza al sacrificio fatto dai veneziani.

Passiamo ora all’ultima opera legata al Medioevo, che fu l’ultima che scrisse, “medievale” di Rossini ed anche la più famosa: Guglielmo Tell andata in scena per la prima volta nell’agosto del 1829 all’Opéra di Parigi. La figura di Guglielmo Tell ci affascina ancora oggi e parte della sua fama la dobbiamo all’opera di Rossini che musicò il libretto scritto da Victor-Joseph-Étienne de Jouy e Hippolyte-Louis-Florent Bis che a loro volta si ispirarono all’omonimo dramma di Schiller, andato in scena nel 1804. Schiller riporta sottoforma di dramma teatrale la leggenda di Tell, la principale differenza fra le due opere risiede nel ruolo di Tell nella congiura contro gli Asburgo.

Nell’opera teatrale e nella leggenda Guglielmo Tell, prima della prova della mela, non pensa a rovesciare il governo, non inneggia alla libertà degli Svizzeri ma, passando davanti all’asta col cappello, ignora di doversi inchinare e quindi il motore di tutto è l’assurda prova a cui viene sottoposto che mette in pericolo la vita di suo figlio. Quindi, mentre il Tell di Schiller è mosso spontaneamente dalla crudeltà del tiranno, quello di Rossini incarna fin dall’inizio la forza motrice dell’insurrezione. La figura di Guglielmo Tell ebbe molta fortuna nell’Europa dell’Ottocento percorsa dal patriottismo e dai moti di liberazione e proprio per questo in Italia l’opera di Rossini, il quale non espresse mai la sua posizione politica, venne spesso rappresentata sotto altri nomi per evitare la censura.

Si conclude così questo articolo dedicato a Rossini e il Medioevo che come abbiamo visto è si uno sfondo ai drammi dell’umanità però è anche un soggetto attivi in quanto la Storia che si propone è tutto sommato veritiera.

 

Giulia Panzanelli x Operalife

 

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Written by : Redazione

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