In questo articolo affronteremo il rapporto tra opera lirica e Medioevo adottando uno sguardo trasversale, una prospettiva femminile perché parleremo delle donne “medievali” presenti nelle opere di uno dei massimi compositori italiani: Giuseppe Verdi.

Nelle opere italiane di primo Ottocento le figure femminili, in generale, sono estremamente stereotipate, l’eroina romantica e colei che è: languida, fremente, appassionata, pura, votata al sacrificio. Un’eroina che non prende mai l’iniziativa e si lascia trasportare dagli eventi, personaggio passivo a cui è dato provare solo emozioni ma ha scarsa capacità di azione.

La situazione cambia con Giuseppe Verdi, dopo il Nabucco (1842) il mondo della lirica non sarà più lo stesso e anche i protagonisti femminili diventano donne capaci di agire. Verdi supera lo stereotipo romantico dell’eroina sentimentale e passiva per approdare forse a quello che è l’esempio massimo di “emancipazione” femminile: Violetta de La Traviata (1853). E il compositore compie questa rivoluzione attraverso, logicamente, la voce. Una voce che si trasforma in un coro: il soprano diventa lirico, drammatico, di agilità, il mezzosoprano si divide in acuto, lirico, grave. Ed è proprio nei registri più vari delle voci che si specchiano i caratteri altrettanto esuberanti delle donne verdiane.

La quantità di opere liriche di Verdi ambientate nel Medioevo è notevole: iniziamo con I Lombardi alla prima crociata diventato poi il grand operà Jerusalem, abbiamo poi I due Foscari, Attila, Giovanna d’Arco, la patriottica Battaglia di Legnano, il grand operà Les vêpres siciliennes, l’intramontabile Il trovatore e il Simon Boccanegra. In tutte queste opere la presenza femminile è costante, sicuramente non preponderante perché sul palcoscenico s’incontrano sempre più uomini che donne, ma esse nell’azione drammatica, come abbiamo detto, hanno un ruolo rilevante. Non ci soffermeremo su tutte le opere, data la sede, ma prenderemo in considerazione quelle più rilevanti.

Iniziamo con I Lombardi alla prima crociata (1843), un’opera che si colloca all’inizio della carriera del compositore di Busseto, ambientata nella Milano della fine del Mille dove s’intrecciano vicende amorose, amore fraterno e il tutto ha come sfondo, almeno per metà dell’opera, la presa di Gerusalemme, ovviamente fittizia ma comunque verosimile. Qui incontriamo due personaggi femminili, madre e figlia: Viclinda e Giselda. La prima ha provocato, involontariamente, l’odio di due fratelli, la seconda s’innamora di Oronte, figlio del tiranno di Antiochia, quindi del nemico. Una volta scoperto questo amore, il padre della giovane la disconosce, ma Giselda non si ferma davanti a questo e, per quanto distrutta dalla cosa, è decisa a portare avanti il suo amore, tragicamente perché Oronte morirà. Un’eroina che potremmo definire romantica per vari aspetti, ma che insieme al padre guiderà i Lombardi alla conquista di Gerusalemme.

Opera con una protagonista femminile è Giovanna d’Arco (1845), eroina il cui mito risorge nell’Ottocento e non manca di affascinare scrittori e compositori. Verdi non ne fu immune: la sua Giovanna è vittima delle circostanze, e del padre che pensa che lei sia una strega, ma è anche innamorata del suo re e corrisposta. Questa giovanissima donna messaggera di Dio ci viene presentata, sì in una veste storica assolutamente non accurata, ma come una donna piena di passioni e capace di agire per un bene supremo arrivando a sacrificare sé stessa.

Facciamo nuovamente un salto temporale e approdiamo nell’Italia del V secolo, per la precisione ad Aquileia, è qui che è ambientata la prima parte dell’opera Attila (1846), che ha appunto per protagonista il condottiero noto come il Flagello di Dio, che verrà fermato poi da papa Leone Magno. Il ruolo femminile principale è affidato a Odabella, colei che ha giurato vendetta per l’uccisione del padre compiuta da Attila. Per fare ciò la donna scende a compromessi, arrivando perfino ad avvertire il suo acerrimo nemico di un tentativo di avvelenamento pur di porterlo uccidere con le sue stesse mani. La storia si concluderà con la realizzazione del desiderio di Odabella, la quale durante la cerimonia nuziale che la vorrebbe sposa proprio di Attila riesce a pugnalare a morte il grande guerriero.

Non ci resta che parlare de Il trovatore (1853), una delle opere più conosciute e rappresentate nei teatri internazionali, parte della cosiddetta “trilogia popolare” (le altre due sono Rigoletto e La traviata). Ci troviamo nella Spagna del XV secolo e il protagonista è Manrico che è conteso dall’amore di due donne: quello passionale di Leonora e quello materno di Azucena. Due tipi di amore diverso che portano le due donne ad agire in maniera differente, la prima per puro amore e la seconda per vendetta.

Il personaggio di Azucena è il più interessante perché rappresenta quasi un unicum nel panorama della lirica ottocentesca: una donna che agisce per vendetta ma è capace di sentimenti, non è spersonalizzata come poteva accadere per le altre protagoniste negative della lirica di inizio Ottocento.

In conclusione, nell’opera lirica troviamo il Medioevo che fa da sfondo per la costruzione di drammi intricati, passionali e ricchi di colpi di scena, ma non solo: è anche lo sfondo privilegiato di drammi in cui la donna riesce a emergere come protagonista attiva della sua vita.

 

Giulia Panzanelli x Operalife

 

Per approfondire:

MELLACE RAFFAELE, Con moltissima passione. Ritratto di Giuseppe Verdi, Carocci editore, Roma 2013.

 

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Written by : Redazione

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