L’Ottocento è un secolo assai complesso dal punto di vista artistico e intellettuale. Periodo di grandi fermenti rivoluzionari in tutti gli ambiti, esso ha plasmato la nostra visione del Medioevo e lo ha trasformato in quello che è per noi oggi: il luogo del sogno, un posto in cui rifugiarsi per non pensare al presente. In particolare è stato il movimento romantico a plasmare la nostra visione dell’Età di Mezzo e questa “rivoluzione” la incontriamo anche nell’opera lirica.

Durante l’Ottocento, l’artista romantico è colui che ricerca il sublime attraverso molteplici esperienze e la musica diventa lo strumento privilegiato per l’espressione delle proprie passioni, sempre trascinanti, avvolgenti e sconvolgenti. Come si diceva, la musica non rimane indifferente a questo fermento intellettuale, anzi, il ruolo del musicista è talmente importante che egli diventa un libero professionista proprio perché è alla ricerca della libertà d’espressione, piegata però alle esigenze del pubblico per motivi di natura prettamente pragmatica, ma dipende solo dal suo pubblico e non da un mecenate che, qualora presente si piega alla esigenze del musicista. Questa lunga premessa serve ad introdurre adeguatamente l’argomento di quest’articolo, il rapporto fra musica lirica e Medioevo.

L’opera lirica nell’Ottocento subì un cambio di rotta che la rese immortale ai nostri occhi. Non vi tedierò con la descrizione di tutti questi cambiamenti, ma vi dirò solo ciò che è rilevante per il nostro piccolo approfondimento: mentre nella lirica del Settecento si preferivano soggetti mitologici, ambientati in un periodo classico, nell’era del Romanticismo a questi, che diventeranno sempre più rari, si affiancano opere liriche che hanno come sfondo eventi storici, o un’ambientazione rigorosamente collocata nel tempo passato, ma che quasi mai risulta accurata da un punto di vista storiografico. Nonostante le libertà che si prendono gli artisti, questo espediente fornisce sempre una nota di colore, un altrove che ben si coniuga con l’esigenza di rappresentare le passioni umane. Ebbene, questo altrove spesso diventa il Medioevo.

In particolare in Francia si afferma uno stile che vede nel passato una fonte da cui attingere per creare un melodramma perfettamente compiuto, tanto da sviluppare un genere a sé stante, chiamato grand operà. In cosa consiste? Già il nome lascia intuire che grand opéra significa “grande opera”, infatti una delle sue caratteristiche è proprio la magnificenza dell’allestimento. Era composta da 4 o 5 atti, presentava grandi scene corali, balli ed era preferito un soggetto storico. E proprio questa predilezione per uno sfondo storico fece sì che il Medioevo diventasse il luogo privilegiato per andare a cercare queste tematiche. Campione di questo nuovo genere operistico fu il compositore tedesco, attivo soprattutto in Francia, Giacomo Meyerbeer, ma anche Gioacchino Rossini, Giuseppe Verdi e Daniel-François-Esprit Auber furono compositori di “grandi opere”. Buona parte di queste sono ambientate nel Medioevo, come il notissimo, soprattutto per l’introduzione sinfonica, Guglielmo Tell (1829) di Rossini che si rifà all’omonima leggenda svizzera, oppure Jérusalem (1847) di Giuseppe Verdi, trasposizione sotto forma di grand operà de I Lombardi alla prima crociata (1843).

Ed è proprio Verdi a fornirci lo spunto per parlare più in generale dell’apporto dato dal Medioevo alla costruzione di nuove opere liriche, infatti il compositore di Busseto assieme ai suoi librettisti attinse a piene mani alla letteratura teatrale del suo tempo, che spesso aveva per sfondo il Medioevo. Così nascono le grandi opere come la già citata Lombardi alla prima crociata, Vespri siciliani (1855) e La battaglia di Legnano (1849), per fare alcuni esempi; esse contribuirono, forse di più del Nabucco (1842), nel rafforzare lo spirito risorgimentale. Sono opere dove il Medioevo fa da sfondo per rappresentare delle vicende umane, ma l’Eta di Mezzo è comunque presente con il suo fascino e noi non potremmo immaginare queste storie ambientate in un altro periodo.

Spostandoci in Germania il campione dell’opera lirica non può che essere Richard Wagner, con il suo peculiare stile compositivo e che inoltre scrive in prima persona i soggetti dei suoi libretti. Sicuramente il compositore tedesco non fu immune dall’influenza del grand opéra avendo avuto anche contatti con il compositore Meyerbeer e in alcune sue opere si ritrovano questi tratti come gli allestimenti spettacolari e la trattazione di soggetti storici. Due opere in particolare hanno un soggetto storico: Rienzi (1842) e I Maestri Cantori di Norimberga (Die Meistersinger von Nürnberg, 1868), due soggetti diversi ma che dimostrano la conoscenza che aveva Wagner del Medioevo e della sua musica, soprattutto la seconda, nella quale cerca di riprodurre il contrappunto medievale.

Questo articolo ci è servito per introdurre l’argomento del rapporto e dell’apporto dato dai compositori nella costruzione del nostro immaginario medievale, vi proporremo in seguito anche vari approfondimenti dove cercheremo di analizzare gruppi di opere “medievali”.

 

Giulia Panzanelli x OperaLife 

 

Per approfondire:

BIANCONI LORENZO, Il teatro dell’opera in Italia, Il Mulino, Bologna 2013.

BORIO GIANMARIO, GENTILI CARLO (a cura di), Storia dei concetti musicali, Carocci, Roma 2007.

 

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Written by : Redazione

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