Quando si parla di Re Artù, di Lancillotto, di Ginevra o del ciclo bretone in generale, non può non venire in mente la pietra miliare cinematografica di cui parleremo oggi. Excalibur esce nelle sale nel lontano 1981, a firma di John Boorman con Nigel Terry, Helen Mirren, Nicholas Clay, Cherie Lunghi, Nicol Williamson e Gabriel Byrne.
Nonostante i quarant’anni che ci separano da questa pellicola, Excalibur rimane senza dubbio il miglior lungometraggio girato sull’argomento. A dispetto dei più recenti King Arthur (2004 e 2017), lo sceneggiato del 1981 sceglie di portare in scena, per quanto possibile, l’intera storia di Re Artù e dei suoi cavalieri, basandosi sul soggetto di La morte di Artù di Thomas Malory, partendo quindi dagli albori fino ad arrivare alla riconsegna di Excalibur nelle mani della Dama del Lago.
Il film si apre su una terra devastata dalle guerre, dovute alla divisione interna del regno, che dopo un immenso sforzo di Merlino termineranno per riunire tutti sotto lo stendardo di Uther di Pendragon. L’idillio, però, dura poco. Uther, in occasione dei festeggiamenti per la pace ritrovata, vede Igrayne, moglie del Duca di Cornovaglia, e se ne invaghisce, tanto da convincere Merlino ad aiutarlo a possederla con l’inganno. Il prezzo però è alto: Uther, ignaro della sua nera sorte, dovrà consegnare al mago il frutto del loro amore. Così, nove mesi dopo, Merlino va a riscuotere quanto gli è dovuto e porta via il bambino da Igrayne, sotto gli occhi attenti della figlia di lei: Morgana.
Artù, che inizialmente non è a conoscenza delle sue origini, verrà così cresciuto come scudiero di Kay, figlio del nobile Sir Hector, che rimarrà a bocca aperta quando vedrà che il giovane è colui che è predestinato ad estrarre Excalibur dalla roccia, dove era rimasta dai tempi di Uther. Finalmente la terra ha di nuovo un re, ma non sarà facile per il giovane cavaliere convincere tutti a seguirlo. Nonostante le difficoltà Artù riesce nell’impresa e diviene a tutti gli effetti il nuovo re, incontrando sul suo cammino tanti fedeli amici e servitori tra cui il prode Lancillotto.
Il regno continua a prosperare in pace, ma qualcosa o qualcuno trama alle spalle del Re. Morgana, che brama vendetta e desidera il trono per sé, riuscirà con l’inganno a far cadere in trappola sia Artù che Merlino, non prima però che Lancillotto e Ginevra consumino il loro amore. La loro infedeltà causerà involontariamente la crisi del regno poiché, scoperti da Artù, egli, in un eccesso d’ira, pianterà Excalibur a terra tra di loro, scatenando così tutte le disgrazie che verranno. La terra quindi non conosce più stabilità, Lancillotto impazzisce, Ginevra si rinchiude in un convento, la disperazione e l’ombra dilagano, Morgana accudisce e cresce Mordred, il figlio avuto dall’incesto con il fratellastro, e Artù ormai è quasi infermo. Il re, per risollevare le sorti del regno, manda i suoi cavalieri alla ricerca del Graal, poiché solo questo oggetto magico potrà aiutarli. Senza indugio i fedeli servitori partono, ma la ricerca si dimostrerà più ardua del previsto. Di tutti loro sarà Parsifal, ultimo cavaliere rimasto, a trovarlo e a dare, così, al regno un’ultima opportunità.
La battaglia è ormai alle porte e, nonostante i tentativi di Artù di far ragionare il figlio, lo scontro è inevitabile. Il destino si compie e uno dopo l’altro periscono tutti i protagonisti: Morgana, Mordred e infine anche Artù, che chiede come ultimo gesto a Parsifal di ridare Excalibur alla Dama del Lago.
Excalibur è un film avvincente che, nei suoi 140 minuti, riesce a far avere allo spettatore una visione completa del ciclo bretone. Il soggetto da cui trae ispirazione, come abbiamo detto in apertura, è La morte di Artù dell’inglese Thomas Malory che lo completò intorno al 1470. Quest’opera raccoglie in sé tutta la tradizione arturiana, comprendendo gli scritti di Goffredo di Monmouth e Chrétien de Troyes. La versione trasposta dalla pellicola è quella attualmente più conosciuta dal grande pubblico, probabilmente perché è stata molto spesso rappresentata in opere letterarie, televisive e cinematografiche. Nelle altre versioni della storia, invece, i personaggi cambiano spesso nome, ruolo e origine, come ad esempio Morgana che nell’opera di Monmouth era una maga che, insieme alle sorelle, regnava sull’isola di Avalon, luogo di sepoltura di Artù. O ancora, molto spesso Mordred, soprattutto nelle fonti più antiche, non appare come figlio del re, ma come cugino o semplicemente un antagonista senza legami di parentela. Quelli riportati sono solo due esempi, ma lasciano intendere senza difficoltà la complessità del tema trattato.
La materia di Bretagna è sicuramente uno dei cicli più affascinanti della cultura occidentale e presto ne parleremo in maniera approfondita ma, nell’attesa, vi consigliamo di non perdervi Excalibur che è, a tutti gli effetti, un capolavoro.
Martina Corona
Per approfondire:
GOFFREDO DI MONMOUTH, Historia Regum Britanniae, Treves Editore, Milano 2006.
LEONARDI LINO (a cura di), Artù, Lancillotto e il Graal. Volume I, Einaudi Editore, Milano 2020.
MALORY THOMAS, Storia di Re Artù e dei suoi cavalieri, Mondadori, Milano 1985.