Dante Alighieri, padre della lingua italiana e celebre autore della Commedia, ha dedicato i suoi versi più belli a Beatrice Portinari, la sua guida nel Paradiso. Molti, infatti, credono che l’autore fiorentino abbia avuto una relazione amorosa proprio con Beatrice, alla quale Dante dedica gran parte della Vita Nova, opera scritta tra il 1292 e il 1294.
Beatrice Portinari nacque a Firenze nel 1265/66, ed era figlia di Folco Portinari, priore di Firenze nel 1282. La musa ispiratrice di Dante andò in sposa giovanissima a Simone de Bardi, e come si apprende dalla stessa Vita Nova, morì probabilmente di parto nel 1291. Il luogo di sepoltura di Beatrice è riconosciuto nella chiesa di Santa Margherita de’ Cerchi, a Firenze, anche conosciuta come “la chiesa di Dante”.
Beatrice era dunque sposata, e non con Dante. Il celebre poeta, infatti, non ebbe mai nessuna relazione reale con Beatrice, ma ne rimase talmente folgorato da renderla immortale nei suoi versi.
Dante, come pochi sanno, era sposato con un’altra donna: Gemma Donati.
Il matrimonio tra Gemma e Dante fu programmato dai loro genitori quando entrambi erano ancora dei bambini; nel Duecento era infatti normale contrarre patti matrimoniali tra famiglie.
Gemma Donati vantava una stirpe prestigiosa: era imparentata con Corso, Forese e Piccarda Donati, che avrebbero guidato la fazione dei guelfi (fazione contrapposta ai ghibellini, storicamente associati a chi sosteneva il papa). Per Alighiero, padre di Dante, il matrimonio tra il figlio e Gemma costituiva un grande vantaggio sociale.
La moglie di Dante nacque a Firenze, intorno al 1265, ed era figlia di Manetto Donati. Le trattative matrimoniali con la famiglia Alighieri iniziarono già nel 1277, quando Dante aveva 12 anni. Il matrimonio però dovette avvenire tra il 1283 e il 1285, ed ebbero sicuramente tre figli, o forse quattro, se si vuole considerare figlio di Dante un certo Giovanni Alighieri, di cui si hanno notizie in un documento lucchese del 1308. Se ciò fosse vero, a Giovanni seguirono altri due figli, Pietro e Jacopo Alighieri (celebri commentatori della grande opera del padre, la Commedia), e una figlia, Antonia, che diventata suora entrò nel monastero di Santo Stefano degli Ulivi, dove prese il nome di suor Beatrice.
Secondo Giovanni Boccaccio, autore del Decameron e primo biografo di Dante, il matrimonio tra Gemma e il poeta fiorentino non fu proprio rose e fiori. Come scrive Boccaccio nel Trattatello in laude di Dante, i genitori dell’Alighieri avrebbero convinto il poeta a sposarsi per consolarsi dalla morte di Beatrice. I rapporti tra Dante e Gemma si sarebbero poi definitivamente incrinati dopo l’esilio di Dante; infatti, da lì in poi, i due non si sarebbero più incontrati. In realtà, su questo punto, le opinioni variano: a quanto pare Gemma fu costretta a lasciare Firenze, non sappiamo però se ciò accadde in contemporanea all’esilio di Dante; sicuramente i figli di Dante, Pietro e Jacopo in questo caso, raggiunsero probabilmente il padre in esilio tra il 1311 e il 1315, a causa di una legge che imponeva ai figli degli esiliati di lasciare la città compiuto il quattordicesimo anno di vita. Quando Dante si trovava a Ravenna (dove poi morirà nel 1321), lo raggiunse anche la figlia Antonia (per sua volontà, dal momento che la legge sopracitata non ricadeva sulle figlie), e forse si trovava lì anche Gemma.
Ancora Boccaccio, racconta che Gemma, dopo l’esilio del marito (avvenuto nel 1301), spaventata dal fatto che qualcuno potesse saccheggiare la sua casa, avrebbe nascosto in alcuni forzieri gli oggetti più importanti, tra questi anche delle opere di Dante. Cinque anni più tardi, quando Gemma cerca di ottenere le rendite che le spettano sui beni confiscati, quei forzieri vengono riaperti per cercare dei documenti, e tra questi appare un “quadernetto” che contiene i primi sette canti di quella che sarebbe diventata l’opera più importante di Dante: la Commedia. La storia di Boccaccio, come quella del matrimonio “non felice” tra Dante e Gemma, non trova conferma nella realtà (nel caso dei sette canti ritrovati, ci sono molti dati che smentiscono, dal punto di vista cronologico e testuale, che Dante possa aver iniziato la Commedia quando era ancora a Firenze).
In mancanza di dati certi, non possiamo sapere se il matrimonio tra Dante e Gemma sia stato un matrimonio felice o meno. Le uniche considerazioni che possiamo fare, si estrapolando dalla grande attività poetica di Dante, dove la famiglia Donati, nonostante lo scontro con Corso (capo della fazione dei “guelfi neri”, era stato uno dei maggiori responsabili dell’esilio del poeta) , viene trattata con riguardo, forse anche con un certo favore, nella Commedia, l’opera in cui Gemma viene invece oscurata dalla luce divina di Beatrice.
Giulia Lucci
Per approfondire:
ALESSANDRO BARBERO, Dante, Editori Laterza, Bari-Roma 2020
ANDREA MAZZUCCHI, La moglie: Gemma Donati, su Amedeo Quondam e Italo Pantani (a cura di), internetculturale.it
MARCO SANTAGATA, Dante. il romanzo della sua vita, Mondadori, Milano 2017