Il Trattatello in laude di Dante di Giovanni Boccaccio, è indicato nella critica letteraria e dantesca come una delle prime biografie di Dante Alighieri. L’opera è stata rielaborata dall’autore tre volte, con diverse pubblicazioni: alla vulgata, la parte principale del trattatello, composta tra il 1351 e il 1355, succedettero infatti due compendi, pubblicati tra il 1360 e il 1366.

Boccaccio nel comporre quest’opera aveva doppio scopo: da una parte si impegna a realizzare una scrupolosa ricerca sulla vita di Dante, lavorando proprio sul campo. Boccaccio infatti realizzava delle “interviste” a chi avesse conosciuto Dante, in particolare per dare più informazioni dei duri anni dell’esilio. Il secondo scopo è di inserire notizie molto meno attendibili, come se si volesse lasciare un alone di mistero intorno alla figura di Dante Alighieri.

Ma perché Boccaccio sceglie di raccontare la vita di Dante?

Non solo per la sua passione e devozione verso l’Alighieri, ma soprattutto per dimostrare il ruolo fondamentale della poesia nella vita degli uomini e i rapporti che intercorrono proprio tra la poesia e la teologia. Dante viene indicato come un poeta-vate, anche per i diversi sogni allusivi e premonitori che Boccaccio racconta nel testo, come quello della madre di Dante: una visione in cui viene rivelata la gloria futura del poeta della Commedia.

Boccaccio usa la figura di Dante anche per rivelare il proprio punto di vista riguardo il ruolo dell’intellettuale, che non deve tralasciare l’attività poetica per dedicarsi ad altri aspetti della vita come, ad esempio, l’impegno politico (Cosa che proprio Dante fece in particolare dopo la morte di Beatrice nel 1290).

Un altro obiettivo della vita a cui l’intellettuale deve assolutamente sottrarsi, per essere definito tale, è il matrimonio: proprio Boccaccio non spese gentili parole dei confronti della moglie di Dante, Gemma Donati, affermando che probabilmente non è stata una buona sposa per lui. Boccaccio dedica anche una parte del libro a spiegare così il motivo che portò Dante alla scelta del volgare, invece del latino, per la stesura della Commedia:

 “Muovono molti, e intra essi alcuni savi uomini, generalmente una quistione così fata: che con ciò fosse cosa che Dante fosse in iscienzia solennissimo uomo, perché a comporre così grande, di sì alta materia e sì notabile libro, come è questa sua Comedia nel fiorentino idioma si disponesse; perché non più tosto in versi latini, come gli altri poeti precedenti hanno fatto. […]

Delle quali la prima è per fare utilità più comune a’ suoi cittadini e agli altri italiani […] La seconda ragione, che a questo li mosse, fu questa. Vedendo egli li liberali studii del tutto abandonati, […] e per questo e le divine opere di Virgilio e degli altri solenni poeti non solamente essere in poco pregio divenute, ma quasi da’ più disprezzate; […] in istile atto a’ moderni sensi ricominciò la sua opera e perseguilla in volgare.”

Come è strutturata questa “prima biografia” di Dante? Dal capitolo I a VIII Boccaccio delinea un biopic di Dante, attraverso quegli avvenimenti che hanno portato un importante cambiamento nella sua vita. Nel capitolo IX Boccaccio cerca di illustrare ai lettori come fosse fisicamente Dante, e su questo l’autore di Certaldo ha trasmesso un divertente aneddoto su un dettaglio che nei più famosi ritratti di Dante non c’è, cioè la barba di Dante:

“Fu il nostro poeta di mediocre statura, ed ebbe il volto lungo, e il naso aquilino, le mascelle grandi, e il labro di sotto proteso tanto, che alquanto quel di sopra avanzava; nelle spalle alquanto curvo, e gli occhi anzi grossi che piccoli, e il color bruno, e i capelli e la barba crespi e neri, e sempre malinconico e pensoso.

Per la qual cosa avvenne un giorno in Verona (essendo già divulgata per tutto la fama delle sue opere, ed esso conosciuto da molti e uomini e donne) che, passando egli davanti ad una porta, dove più donne sedevano, una di quelle pianamente, non però tanto che bene da lui e da chi con lui era non fosse udita, disse a l’altre: «Donne, vedete colui che va ne l’inferno, e torna quando gli piace, e qua su reca novelle di coloro che là giù sono!». Alla quale semplicemente una dell’altre rispose: «In verità egli dee così essere: non vedi tu come egli ha la barba crespa e il color bruno per lo caldo e per lo fummo che è là giù?». Di che Dante, perché da pura credenza venir lo sentia, sorridendo passò avanti.”

Dal capitolo X al XVII Boccaccio dedica molte attenzioni proprio sul ruolo dell’intellettuale, come esposto precedentemente, e su come Dante abbia lavorato alle sue opere, inserendo anche delle leggende sulla Commedia e la sua pubblicazione postuma. Di seguito nel dettaglio ci sono tutti i capitoli del Trattatello con i rispettivi argomenti: 

I –Proemio: la sentenza di Solone e la città di Firenze.

II –Le origini di Firenze, gli antenati di Dante e il sogno premonitore della madre del poeta.

III- La nascita e gli studi.

IV- L’innamoramento per Beatrice.

V- Il matrimonio con Gemma Donati.

VI- L’impegno politico e la fuga da Firenze.

VII- Gli anni dell’esilio.

VIII –La morte, la sepoltura e il rimprovero a Firenze.

IX-Il ritratto fisico e i costumi.

X-La digressione sulla poesia.

XI- Il temperamento, le qualità e i difetti.

XII- Le opere (Vita nova e Commedia).

XIII –La prima interruzione della Commedia iniziata a Firenze: il ritrovamento dei primi sette canti dell’Inferno.

XIV- Altre interruzioni nella stesura della Commedia e il ritrovamento degli ultimi tredici canti del Paradiso.

XV- L’originario progetto in latino della Commedia, la scelta del volgare e i dedicatari delle tre cantiche.

XVI –Le opere (Monarchia, Egloghe, Convivio, Epistole, De vulgari eloquentia, Rime

XVII-Spiegazione del sogno della madre di Dante e conclusione.

Il successo del Trattatello e la riscoperta di Dante divennero molto importanti per la città di Firenze, tanto che nel 1373, con una petizione dei cittadini della città di Dante, fu richiesta una lettura pubblica della Commedia e i Priori delle Arti individuarono come lettore-commentatore dell’Opera proprio Giovanni Boccaccio (all’epoca sessantenne).

La lectura della Commedia, ossia una lettura con commento, si sarebbe svolta in un’antica chiesetta quella di S. Stefano di Badia, vicino la casa di Dante, a partire dal 23 ottobre 1373. Lo scopo era di leggere tutti i giorni un canto per un anno, escludendo i giorni festivi. Il ruolo di commentatore della Commedia divenne un punto fondamentale nell’attività poetica di Boccaccio: infatti l’autore per la sua lectura stende varie schede e appunti, oggi conosciute come le Esposizioni sopra la Comedia, che purtroppo si fermano solo al canto XVII dell’Inferno.

Boccaccio con la sua lectura ha dato il via a una tradizione ancora oggi attiva, perché dopotutto Dante rimane uno dei personaggi storici e letterari più affascinanti, e ancora da scoprire, della nostra cultura e della nostra storia.

 

Martina Michelangeli x Medievaleggiando

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Written by : Redazione

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