Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.Quando leggemmo il disiato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante».If V, 127-138
Ginevra è ricordata come moglie di re Artù, ma soprattutto come la dama amata da Lancillotto. La leggenda di questo amore, celebre in tutto il Medioevo, appare per la prima volta nel Lancelot (o Chevalier de la charrette) di Chrétien de Troyes; da quel momento gli scrittori medievali hanno alternato, nel corso della storia, giudizi più o meno positivi verso di lei.
In Goffredo di Monmouth, Ginevra è una nobile romana e non è di certo una donna dal ruolo positivo: tradirà infatti Artù con il nipote Modred, quando questi usurperà il trono assenza del re.
Per altri autori le origini e le azioni di Ginevra cambieranno: la regina di Camelot sarà la figlia di re Leodagan di Carmelide, il quale aveva combattuto al fianco di Artù contro i suoi baroni, contrari al suo insediamento al trono di Logres. Finita la guerra, il re concede la mano di Ginevra al giovanissimo Artù. Insieme a lei, re Leodegan donerà anche la Tavola Rotonda.
Di Ginevra ci viene detto poco, se non che è bellissima e nobile come nessun’altra al mondo. La bellezza e la nobiltà sono le caratteristiche principali della donna dell’amor cortese.
Qual è la storia maggiormente conosciuta riguardo la regina di Camelot? Sicuramente quella del suo amore adulterino con il cavaliere Lancillotto. L’amore fra i due è enorme e indissolubile: un amore così sincero nell’immaginario medievale perché lontano dal vincolo economico e politico del matrimonio.
La Vulgata è un enorme corpus di testi in prosa in cui si trovano tutte le più famose avventure arturiane in un unico ed organico racconto. L’opera è generalmente divisa in cinque parti:
- La storia del Santo Graal
- Vita di Merlino
- Il Lancillotto
- La quest del Santo Graal
- La morte di Artù.
L’autore, o gli autori, sono ignoti ma l’opera viene attribuita, almeno nella genesi dell’idea, a Robert de Boron. Lancillotto è talmente innamorato di Ginevra che quando la vede perde il controllo (gesto quasi imperdonabile per un cavaliere) e rischia addirittura di annegare in un fiume, perché perso nei suoi pensieri d’amore verso la dama.
In Chrétien de Troyes è celebre il passo del rapimento di Ginevra da parte di Melegant e il suo trasferimento a Caradoc. Per giungere a lei, Lancillotto arriverà ad accettare l’umiliazione di montare come un ladro sulla carretta della vergogna.
Ginevra però non ne sarà contenta. Riprenderà infatti il cavaliere per non essere montato subito sulla carretta, ed aver avuto un attimo di esitazione per salvarla: l’idea di salvare le dame in difficoltà, così come le persone più deboli, era uno dei primi principi cardine della cavalleria.
L’episodio del rapimento è in realtà molto più antico. Compare nell’agiografia Vita Gildae, dove il santo, Gildas, medierà con Melegant affinché restituisca la regina al suo re. Anche nel portale del duomo di Modena, conosciuto come la porta della peschiera e considerata la più antica rappresentazione iconografica dei personaggi arturiani (1120-1140), appare questo episodio.
Sarà Sir Thomas Malory, nel suo testo La morte di Artù, a regalare ai lettori un quadro più ricco della bella regina. Ginevra diventa una vera e propria eroina, amata da tutti e costretta ad affrontare un destino a lei avverso.
Sarà il momento della morte a darle il suo riscatto, perché il suo spirito e quello di Lancillotto saranno infatti insieme, per sempre, in un mondo oltre umano e lontano dai vincoli degli uomini. Donando un destino romantico si chiude il capitolo della bella e nobile Ginevra, la regina della Materia di Bretagna.
Martina Michelangeli x Medievaleggiando