Con il termine numerologia si intende una disciplina che si occupa di studiare il significato segreto dei numeri. Difatti, sin dall’antichità si riteneva che i numeri avessero il potere di cadenzare e indirizzare la vita degli individui; il ricorrere di uno specifico numero (o più numeri) in testi o momenti della quotidianità era associato a segnali celesti e divini.
Per la sua spiccata capacità simbolica e l’affascinante mistero legato a tale disciplina, autori come Dante, Petrarca e Boccaccio utilizzarono la numerologia e il significato dei numeri per poter trasmettere messaggi segreti ai propri lettori.
Certamente, la Divina Commedia dell’Alighieri è l’opera che più di tutte ha visto l’utilizzo di numeri specifici, utilizzati come mezzo attraverso il quale strutturare l’opera e trasmettere messaggi ai lettori.
Dante organizza l’opera secondo una struttura ben precisa e regolata (azzarderei dire quasi matematica) la cui analisi permette di comprendere a fondo il significato stesso dell’opera: l’autore si serve di numeri ripetuti e importanti che rispondono sia ad una funzione strutturale che simbolica.
Per quanto riguarda la funzione strutturale dei numeri, questa è evidente sia nelle parti interne del poema (metrica e canti) che nella cosmologia.
La struttura della Divina Commedia è molto precisa e quasi logica: l’opera è composta da tre cantiche (Inferno, Purgatorio, Paradiso) a loro volta costituite da trentatré canti (più uno di introduzione all’intero testo). I regni sono formati da numeri precisi di cerchi e gironi: l’Inferno conta nove cerchi (che a loro volta prevedono ulteriori suddivisioni interne per i cerchi VII, VIII e IX), il Purgatorio conta sette cornici (a cui vanno aggiunti Anti Purgatorio e Paradiso Terrestre, per un totale di nove zone) e infine, il Paradiso composto da nove cieli mobili che a loro volta sono racchiusi in un decimo cielo, quello dell’Empireo. Dunque, un’opera davvero ricca di significati simbolici, composta da una struttura metrica in terzine di endecasillabi a rima incatenata.
Ma che significato hanno questi numeri così ricorrenti? E soprattutto, perché Dante li fa propri?
Per comprendere le scelte dell’autore bisogna calarsi nella mentalità degli uomini del Trecento, un periodo in cui, come precedentemente accennato, i numeri avevano una spiccata rilevanza nella vita degli uomini.
All’epoca, si riteneva che numeri come l’uno, il dieci, il tre, il nove e il sette avessero un profondo significato simbolico, talmente forte da essere capaci di rievocare elementi angelici e divini.
Dunque, seguendo la simbologia numerica dantesca, il numero uno rappresenta l’origine, quindi l’assoluto e la divinità. L’uno-origine è ciò che dà forma, colore e dimensione alle cose e al mondo, plasmando il tempo e lo spazio. Inoltre, matematicamente, il numero uno rappresenta anche il punto, la retta e la sfera, rendendolo il numero della coesione: il Tutto convive al suo interno, rappresentando completezza, pienezza e perfezione divina.
Il numero tre rappresenta la Trinità Cristiana, la conoscenza e la Fede; attraverso questo numero, Dante rappresenta la duplice forma di Dio, espressione di molteplicità e perfezione. Al contempo, il numero tre è inteso anche come numero demoniaco perché tre sono gli animali che il poeta incontra nella selva oscura (Lupa, Lonza e Leone), tre sono le gole di Cerbero e tre sono i volti di Lucifero.
Il numero sette indica la perfezione umana e le possibilità che Dio dona agli uomini. Questo numero, in particolar modo, assume diversi significati in quanto il sette rappresenta i giorni della settimana (sei giorni della creazione più il dies dominicus in cui Dio, creato il mondo, riposò), i sette Sacramenti cristiani, i sette vizi capitali (a loro volta ripresi nelle sette cornici del Purgatorio) e i sette piani di cui era composto l’antico sistema solare. Dunque, un numero positivo e negativo, il cui significato era da decifrare anche in relazione al contesto tematico.
Il numero nove, rappresentante il cambiamento e la crescita.
Infine, il numero dieci, è la rappresentazione della Totalità della realtà; religiosamente, il dieci era da associare ai comandamenti che Dio affida a Mosè sul monte Sinai.
Questa perfezione numerica associata all’opera dantesca è anche dovuta dall’influsso che il poeta Virgilio ebbe sulla formazione di Dante. Virgilio era considerato il perfetto numerista tra i Latini, perché nelle sue opere (in particolare nell’Eneide) comparivano numeri dalla profonda carica simbolica: nell’opera ricorre il numero sette e il numero tre con i suoi multipli (ad esempio, i 12 libri del poema).
Ma perché autori come Dante e Virgilio danno così tanta rilevanza simbolica ai numeri?
La risposta a tale domanda ci è fornita dall’aritmogeometria di Pitagora, ovvero l’uso di un algoritmo volto a rappresentare numeri naturali con configurazioni geometriche di punti. I Pitagorici definivano perfetti tutti i numeri che, disposti su un piano attraverso dei punti, davano origine a delle figure geometriche come il triangolo e il quadrato, espressione di armonia e perfezione.
Fondamentalmente, attraverso tale concetto Pitagora e i Pitagorici cercavano di spiegare l’importanza dei numeri come espressione di un’armonia divina (idea che, per tale motivo, fu ripresa anche dai Padri della Chiesa medievali).
Dunque, l’attenzione che Dante pone nello strutturare la Divina Commedia ci permette di capire che la formazione di questo brillante poeta non fu solo di tipo umanistico, bensì anche scientifica e filosofica.
In tal modo, Dante è riuscito a creare un’opera intrisa di numerologia sia dal punto di vista narrativo che strutturale, ispirando contemporanei come Boccaccio e Petrarca che, a loro volta, analizzano a fondo il rapporto segreto tra numeri e cose del mondo.
Immacolata Sarnataro
Per approfondire:
GIULIO FERRONI, Storia della letteratura italiana, Dalle origini al Quattrocento, Einaudi scuola, 1991, Milano.
BALDI G., GIUSSO S., RAZETTI Z., La letteratura, dalle origini all’età Comunale, ed. Paravia, Torino, 2006.
Numerologia, in Enciclopedia online Treccani
Pitagora e l’aritmo-geometria, in Enciclopedia online Treccani