La Divina Commedia di Dante per la prima volta si legge a scuola, ma poi (come avviene purtroppo per molti capolavori letterari imposti durante gli anni scolastici) spesso si perde il piacere di rileggerla da adulti, a causa dei poco piacevoli ricordi dati dall’obbligo della lettura. Con questa piccola rubrica dantesca, nata in collaborazione con gli amici di Medievaleggiando, vorrei donarvi un piccolo input, per far tornare quel pizzico di curiosità nel rileggere la poesia di questo maestoso capolavoro letterario e umano. Curiosità è per me una parola fondamentale quando parlo e scrivo di Dante, perché è parte del suo messaggio: gli uomini non devono fermarsi mai, è importante essere sempre desiderosi di scoprire e di conoscere il mondo e gli altri uomini, come ci viene rivelato dalle famosissime parole di Ulisse nel canto XXVI dell’Inferno, “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”.
La storia della Divina Commedia è ambientata precedentemente rispetto alla sua scrittura: siamo infatti nel 1300, l’anno del primo Giubileo istituito da papa Bonifacio VIII, pontefice non molto stimato dallo stesso Dante, poiché ritenuto uno dei colpevoli della sua condanna all’esilio.
La Divina Commedia si compone di 100 canti, divisi in tre cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso) ognuna costituita da 33 canti, più un proemio (il canto I dell’Inferno): questa struttura riporta ad una composizione numerica ben definita sostenuta dall’influenza della religione cristiana nell’epoca Medioevale, essendo 100 il numero perfetto e il 3 il simbolo del mistero della Trinità.
Nell’opera si racconta del viaggio di Dante, un uomo che rappresenta l’intera umanità, attraverso l’inferno, il regno del Male; il purgatorio, il regno delle anime purganti che ambiscono al cielo e il paradiso, il regno dei beati.
Il cammino di Dante inizia in una foresta, simbolo della perdizione nella quale l’anima di ogni uomo può cadere nel corso della propria vita. Come avviene nel cammino dell’esistenza, anche in questo viaggio la strada diventa sempre più angosciosa per Dante, il quale di fronte agli ostacoli che si trovano in questa foresta viene aiutato da una guida, l’anima del poeta Virgilio: l’antico poeta latino gli spiega come il suo arrivo sia stato richiesto da Beatrice, la donna tanto amata in vita da Dante, la quale si trova nel Paradiso. Virgilio convince Dante a seguirlo in questo cammino che lo porterà a incontrare diversi personaggi, sia uomini antichi e sia della cronaca dell’epoca, i quali attraverso le loro parole gli permetteranno di conoscere i tormenti che lo perseguiteranno nel corso della sua vita (gli saranno rivelate le profezie dell’esilio; si parlerà di Firenze e della sua politica; ma anche della situazione storica dell’Italia e del Vaticano). Lo scopo di questo viaggio, voluto dal Cielo, è quello di portare all’intera umanità attraverso le parole di Dante la verità assoluta, che oscurata dalla dannazione dell’inferno sarà rivelata nel paradiso.
Per affrontare un viaggio difficile, normalmente, si ha bisogno di un supporto, di una guida appunto. Per Dante le guide di questo cammino letterario sono due personaggi fondamentali nella sua vita e la prima la incontriamo sin dal primo canto dell’Opera: quando il Poeta fiorentino verrà ostacolato dopo la selva oscura arriverà in suo soccorso l’anima dell’antico poeta Virgilio. Il poeta latino rivela a Dante che tre donne benedette (Beatrice, S. Lucia e la Vergine) lo hanno voluto accanto a lui per sostenerlo in questa grande prova spirituale. Virgilio accompagnerà Dante nella discesa dell’inferno e nella salita del monte del purgatorio. Il ruolo di Virgilio per questo viaggio ha un doppio significato: prima di tutto bisogna ricordare la venerazione artistica di Dante verso la letteratura classica con l’Eneide; in secondo luogo la figura di Virgilio rappresenta il collegamento della ragione umana nei confronti della Teologia, avendo il compito di dare a Dante le basi per poter poi ricevere gli insegnamenti della seconda guida di questo lungo viaggio.
Con Virgilio si arriva al Paradiso Terrestre, sulla cima del monte del purgatorio, dove ci sarà il cambio di guida: entra in scena l’anima della “gentilissima” Beatrice. Questo è un momento fondamentale, perché indica come alla fine del secondo Regno ci sarà la chiusura del viaggio di Dante basato sulla conoscenza razionale, per aprirsi alla conoscenza mistica permettendo al pellegrino di entrare nel terzo Regno. Beatrice è l’elemento decisivo per comprendere il senso ultimo e la totalità della Commedia: la donna diventa maestra di dottrina attraverso le diverse lezioni didascaliche di teologia per Dante, permettendo alla sua mente di elevarsi comprendendo la verità data da Dio (per questa ragione nel Paradiso diminuiscono le parti dedicate agli incontri e ai racconti delle anime che si trovano in questo Regno). Beatrice però non ha solo il ruolo da insegnante per Dante, ma diventa anche Luce Morale attraverso le sue polemiche e la sua indignazione contro la corruzione e la superbia degli uomini: questo innalzamento morale della donna indica il raggiungimento della sua perfezione, diventando simbolo della Teologia, della Grazia e della Verità rivelata, portando a compimento il mito dantesco e medievale della donna come mezzo e scala per arrivare a Dio.
Beatrice proteggerà Dante nel suo cammino più difficile, perché si tratta di un percorso fisico e spirituale verso la ricerca della giusta via da seguire. Tale è il ruolo della donna per il Poeta: essere il supporto e la salvezza dell’uomo. Tramite questo ruolo di Beatrice, Dante rivela agli uomini il senso dell’esistenza: tutti vivono un momento buio nella propria vita ed è vero che l’Amore ci può salvare in ogni sua forma, che sia in una donna fisica e/o anche spirituale, come l’arte. La poesia, la letteratura, la musica, la pittura sono ciò che ci rendono vivi e la fiamma per queste passioni e per la vita non si dovrebbe mai spegnere. Dante rivela che ognuno ha un proprio fine nel cammino della propria vita e l’amore, la legge che “move il sole e l’altre stelle” (cioè che muove tutto l’universo), può solo indirizzare ognuno di noi verso la diritta via, come questa donna fece con Dante. Proprio per ringraziare Beatrice di questo suo ruolo, il Poeta, regalò a tutti noi, più di 700 anni fa, il più bel dono che un uomo potesse fare agli altri uomini: la composizione della Divina Commedia, per comprendere noi stessi e gli altri.
Martina Michelangeli x Medievaleggiando
Per approfondire:
ALIGHIERI DANTE, La Divina Commedia: a cura di Natalino Sapegno, Cetra, Torino 1961
OSSOLA CARLO, Introduzione alla Divina Commedia, Marsilio, Venezia 2012