La figura del celebre condottiero Giovanni de’ Medici detto dalle Bande Nere o il Gran Diavolo è stata spesso utilizzata dalla cultura pop e la sua esistenza accompagnata da un durevole mito. Basta scorrere le pellicole per rendersene conto. Ricordiamo infatti: 

– “Giovanni dalle Bande Nere” diretto da Mario Caserini del 1919; 

– Il celeberrimo “Condottieri” diretto da Luis Trenker e Wemer Klinger e risalente al 1937;

– “Giovanni dalle Bande Nere” diretto da Sergio Grieco del 1956, con il condottiero interpretato da Vittorio Gassman; 

– e, ultimo, “Il Mestiere delle Armi” diretto da Ermanno Olmi

Inoltre ci sono state anche opere romanzate e riguardanti la cultura fumettistica da noi trattata. Ovviamente questa figura è, per una serie di ragioni storiche, funzionale alla cultura pop e al suo utilizzo pubblico; ma dove affondano le radici della costruzione del mito del Gran Diavolo?

Personalmente il mio interesse per la figura del condottiero risale a qualche anno fa studiando le guerre d’Italia. Mosso dalla curiosità per la letteratura storiografica che avevo incontrato, ho cercato studi specifici sulla vita del condottiero e sono venuto a conoscenza dell’esistenza di un film: “Il mestiere delle armi” diretto da Ermanno Olmi, presentato al 54° festival di Cannes nel 2001. La pellicola affronta, in maniera dettagliata, le ultime settimane di vita del celebre condottiero, quando contrappose le sue armate a quelle dei lanzichenecchi comandate da Georg von Frundsberg.

Da un punto di vista storico la vita di Giovanni de’ Medici si può ricostruire dalle numerose lettere rimaste nelle quali si evincono le paure, le speranze e il carattere del condottiero oltre che vaghi episodi della sua vita quotidiana. Nella sua esistenza una notevole importanza la riveste l’amico più fidato: Pietro Aretino. Lo scrittore toscano ha, infatti, iniziato il processo di mitizzazione del Medici.  

Dopo di lui numerosi scrittori, fino al secolo scorso, hanno ricostruito la vita di Giovanni de’ Medici con un intento esaltatorio, anziché attribuirgli il giusto rilievo storico. Coniugando i dati raccolti nelle epistole arrivate fino a noi con le scarne notizie riportate da Francesco Guicciardini nella “Storia d’Italia” si riesce a ricostruire la vita del condottiero, seppur in maniera frammentaria. 

Il problema che si presenta allo storico, come per ogni figura controversa, è che bisogna scavare e non poco per sviscerare il mito che compenetra l’esistenza del Gran Diavolo dai dati storici. Giovanni dalle Bande Nere sicuramente non è stato il più grande dei capitani di ventura della sua epoca; faceva parte di un mondo, quello dei mercenari, che prese le sue mosse almeno un secolo e mezzo prima e che subì grandi trasformazioni nel corso di questo lungo periodo

Nel primo ‘500, con l’inizio dell’età moderna, vedono la luce le prime sperimentazioni di eserciti stabili, processo che sarà portato a compimento solamente nel ‘700. Dal 1500 inoltrato infatti, non vedremo più quei condottieri che, solo qualche decennio prima, potevano costruirsi un forte esercito tramite la condotta (contratto stipulato tra il condottiero ed il suo datore di lavoro) data dal Signore, e, volendo, riuscire anche a conquistare un potentato. 

Giovanni nel corso della sua vita ebbe dei comportamenti sregolati: infatti venne tenuto lontano dalle stanze del potere dal ramo principale della famiglia Medici. Questo si tradusse nella sua ascesa alla vita militare; gli vennero assegnati degli incarichi per arginare il potere dei riottosi signorotti locali, sia dello Stato della Chiesa che della Repubblica fiorentina. Sicuramente tutto ciò venne fatto per favorire i parenti della casata principale dei Medici. 

La morte lo colse improvvisamente nel novembre del 1526 a Governolo quando le sue truppe si contrapposero a quelle dei Lanzichenecchi comandati dal Frundsberg. Pietro Aretino poco dopo la dipartita dell’amico, in seguito ad atroci sofferenze per la mutilazione di una gamba, resasi necessaria a causa di un colpo di falconetto, redasse una lettera celebrativa del condottiero, indirizzata a Francesco degli Albizzi. 

Da questo momento nasce il mito di Giovanni de’ Medici, detto dalle Bande Nere. L’opera dell’Aretino però, non si fermò qui. Il poeta qualche anno dopo iniziò ad intrattenere uno scambio epistolare con il figlio di Giovanni, Cosimo, che divenne I Granduca di Toscana: la figura del condottiero venne presentata al figlio come quella di un valoroso  e grande uomo d’armi. 

A mio avviso, in questo modo, il mito di Giovanni dalle Bande Nere venne trasmesso dall’Aretino a Cosimo I, che continuò a celebrarlo con l’erezione di una serie di opere che, tuttora, possono essere ammirate nelle strade di Firenze. Infatti se ci rechiamo nella patria dei Medici e del volgare italiano, possiamo notare una statua del condottiero ubicata nel porticato degli Uffizi. 

Qui la sua figura si staglia, con lo sguardo verso l’orizzonte, come ad ammirare l’Arno. L’atteggiamento è fiero e sicuro di se stesso; vestito con paramenti militari, impugna l’elsa della spada con la mano sinistra, e la lama viene stretta dalla mano destra, come se non si preoccupasse del taglio che la pressione potrebbe procurargli; una mano che, il ferro, potrebbe addirittura forgiarlo. Questa ed altre statue fanno parte di un insieme che contorna il porticato del Museo degli Uffizi e rappresentano gli uomini più illustri che resero grande Firenze dal punto di vista politico, culturale e militare.

Qui infatti troviamo personaggi come Dante, Petrarca, Boccaccio e Lorenzo il Magnifico. Non c’è bisogno di sottolineare che la presenza di Giovanni dalle Bande Nere era una mera esagerazione. Questo processo non si è arrestato ma è continuato nel corso dei secoli fino ad arrivare al ‘900, tanto da essere utilizzato dalla retorica del ventennio fascista in quel fenomeno chiamato “Condottierismo”. La rappresentazione mitica del Medici era adatta alle masse: lo specchio deformante del mito ha fatto si che, la sua fama arrivasse fino ai giorni nostri, facendolo passare alla storia come Giovanni dalle Bande Nere o il Gran Diavolo.

Andrea Feliziani 

 

 

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Written by : Redazione

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