Avevamo lasciato il Sud della Francia pacificato, almeno in apparenza, con il trattato di Meaux-Paris, in cui si prevedeva che l’unica figlia del conte Raimondo VII di Tolosa andasse in sposa ad Alfonso, fratello del re di Francia, portando in dote tutta la Linguadoca alla morte del padre. Ma dal conte di Tolosa questa pace era vista come provvisoria, sia perché era ancora giovane e quindi poteva sperare di avere un erede maschio sia perché la nobiltà occitana era in attesa solo di un’occasione favorevole per riprendersi i possedimenti.
La rivolta scoppiò nell’aprile 1240 per opera dello spodestato Raimondo Trencavel, che riuscì a riprendere Carcassonne; ma con l’arrivo delle truppe reali si vide obbligato a ripiegare a Montréal dove venne assediato e costretto a trattare: Trencavel si ritirò in Spagna e le città sollevatesi contro i francesi furono punite severamente. Nel 1242 Raimondo VII creò una lega contro Luigi IX il Santo, formata da diversi marchesi e conti, nella speranza di accerchiare i domini del re di Francia e colpirlo contemporaneamente. Il progetto fallì miseramente poiché gli alleati del conte di Tolosa non condividevano questo disegno.
Il conte non si arrese: chiamò tutti i suoi vassalli per assicurarsi la loro fedeltà e la guerra scoppiò di nuovo. Dopo una serie di sconfitte Raimondo VII si vide abbandonato dai suoi fedeli e fu costretto a firmare la pace a Lorris (30 ottobre 1242), che ratificava quanto previsto dal precedente trattato di Meaux-Paris. Durante quest’ultimo scontro con la monarchia avvenne il massacro di Avignonet, città famosa per essere un covo di eretici e dove alcuni domenicani istituirono un tribunale dell’Inquisizione. A questo punto, il balivo del conte si prodigò subito nell’informare i cavalieri di Montségur, ultimo baluardo della resistenza antifrancese: la notte del 28 maggio 1242 gli armati massacrarono i frati.
I catari, comunque, non erano sconfitti. Semplicemente, erano entrati in clandestinità e, anche se la crociata li aveva messi in difficoltà, avevano guadagnato nuovi consensi e il rispetto di quanti non si erano convertiti. Buona parte di questi eretici aveva trovato rifugio proprio nelle fortezza di Montségur, nella contea di Mirepoix e a ridosso dei Pirenei, una rocca quasi impossibile da prendere, ma un concilio tenutosi a Béziers decise che era il momento di agire, soprattutto a seguito del massacro di Avignonet. Nel maggio 1243 Ugo di Arcis con un’armata francese si accampò ai piedi della rocca, nella speranza di prendere gli assediati per sete e per fame.
Non si poteva tentare la scalata alla rocca, il terreno era troppo ripido; e nemmeno risalire il pendio, perché troppo esposto. Per cinque mesi assediati e assedianti tennero le rispettive posizioni. In ottobre gli assedianti ottennero un successo: un contingente si arrampicò fino in cima e si attestò su una piattaforma della cresta orientale, poco sotto il castello. In novembre l’esercito francese vide giungere nuovi rinforzi portati dal vescovo di Albi, Durando. Costui era un abile ingegnere, fece costruire una macchina da guerra che, portata sulla piattaforma conquistata, iniziò a bombardare il barbacane di legno che proteggeva l’accesso alla fortezza. Anche gli assediati possedevano macchine da guerra e quindi la situazione era comunque di parità. Verso la fine di dicembre gli assedianti riuscirono a conquistare il barbacane e vi installarono la loro macchina, che ora aveva a tiro il muro orientale del castello. La situazione non era ancora così disperata per i difensori, ma peggiorò quando i crociati, aiutati probabilmente da qualcuno che conosceva il castello, grazie ad un passaggio segreto riuscirono a raggiungere la torre orientale e da lì ad invadere il Montségur. I catari chiesero allora di negoziare, le trattative iniziarono il 1° marzo 1244 : i combattenti si sarebbero ritirati non prima di aver confessato le loro colpe agli inquisitori; tutte le altre persone erano libere e sarebbero state punite con penitenze di lieve entità se avessero abiurato, mentre chi non lo avesse fatto sarebbe morto.
Il 16 marzo 1244, 222 persone rifiutarono d’abiurare e morirono sul rogo.
Dopo la caduta della più importante fortezza catara, Montségur, si avviò una nuova politica di repressione dell’eresia e i catari non godettero più, come prima, della protezione dei nobili linguadociani.
Nel 1249 Raimondo VII morì e con lui finì anche la resistenza occitana. Però, non fu la fine del catarismo. Ma questa storia ve la racconterò in un altro articolo.
Giulia Panzanelli
Per approfondire:
GAROFANI BARBARA, Le eresie medievali, Carocci, Roma 2009
LAMBERT MALCOLM, I Catari, Piemme, Casale Monferrato 2001
MANSELLI RAOUL, L’eresia del male, FuoriLinea edizioni, Monterotondo 2020