Abbiamo già trattato l’opera di Fabrizio de André, che anche dal Medioevo si è fatto ispirare nel comporre le sue canzoni. Avevo già scritto di lui precedentemente, mi considero una conoscitrice delle canzoni di Faber, per cui mi sono stupita quando, per puro caso, ho scoperto che aveva omaggiato, a suo modo, anche l’eroina francese per eccellenza: Giovanna d’Arco (a cui avevamo già dedicato un primo articolo introduttivo). Così ho avuto l’occasione di ascoltare questa canzone e di studiare la sua storia.

Giovanna D’Arco: personaggio emblematico del Medioevo, narrata e cantata nel corso dei secoli, dalla sua stessa epoca fino al periodo contemporaneo. Faber: cantautore che nella sua carriera si è dedicato anche alle traduzioni di brani, da Desolation Row di Bob Dylan (Via della Povertà, tradotta insieme a Francesco De Gregori) a Le Gorille (Il Gorilla) di Georges Brassens.

Si inserisce in questo panorama anche la canzone Giovanna D’Arco, traduzione  di un brano del cantautore canadese Leonard Cohen dedicato a Jeanne d’Arc (1412-1431). Il 1971 vede la pubblicazione dell’album di Cohen Songs of Love and Hate, con il brano dedicato alla grande eroina francese. Solamente l’anno successivo De André tradusse la canzone, che uscì come lato B di un 45 giri. Non è casuale che il lato A contenesse la traduzione di un altro brano di Cohen, molto più conosciuto: Suzanne. Il 45 giri fu subito disponibile con due copertine diverse: una nera e una bianca, la prima con il titolo della canzone in francese Jeanne d’Arc e la seconda con il titolo in italiano. Successivamente fu inserita nell’album Canzoni del 1974 con un arrangiamento diverso e una strofa in meno:

Ho visto la smorfia del suo dolore,

ho visto la gloria nel suo sguardo raggiante

anche io vorrei luce ed amore

ma se arriva deve essere sempre così crudele e accecante?”

La canzone di Cohen è ambientata alla fine della vita di Giovanna d’Arco, quando ci fu il suo processo e la sua condanna al rogo. Narra di un’unione impossibile tra la pulzella d’Orléans e il fuoco.

Della guerra sono stanca ormai
Al lavoro di un tempo tornerei
A un vestito da sposa o qualcosa di bianco
Per nascondere questa mia vocazione
Al trionfo ed al pianto”

Son parole le tue che volevo ascoltare
Ti ho spiata ogni giorno cavalcare
E a sentirti così ora so cosa voglio
Vincere un’eroina così fredda
Abbracciarne l’orgoglio”

 

Dopo un intenso dialogo tra Giovanna e il suo sposo (il fuoco), lei 

“Capì chiaramente
Che se lui era il fuoco lei doveva essere il legno.”

La storia si conclude in un crescendo di emozioni, l’invidia del fuoco verso la nostra eroina, che muore con la consapevolezza di chi ha compiuto la propria missione.

Nonostante una traduzione molto simile all’originale, in alcune strofe la canzone di De André si distingue dal brano di Cohen, come I saw the glory in her eye diventa la più poetica “ho visto la gloria nel suo sguardo raggiante”, cantando una Giovanna d’Arco felicemente rassegnata al suo destino.

Questi due cantautori hanno sicuramente reso omaggio all’eroina francese: se da un lato hanno contribuito a rendere ancora più immortale Giovanna d’Arco, dall’altro l’hanno mostrata forse molto più umana.

Eleonora Morante

 

Da approfondire:

NERI MICHELE, SASSI CLAUDIO, SETTIMO FRANCOFabrizio De André. Discografia illustrata, Coniglio Editore, Roma 2006.

PISTARINI WALTERIl libro del Mondo. Le storie dietro le canzoni di Fabrizio De André, Giunti Editore, Firenze 2010.

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Written by : Redazione

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