La stregoneria è sicuramente uno di quegli argomenti che non stanca mai, lo vediamo continuamente riproposto nella letteratura, nella storia, nella cinematografia, nell’arte, nell’esoterismo. Come tutti gli altri temi legati al mistero, questo fenomeno ha radici antiche che si perdono nel tempo. Non abbiamo la pretesa di analizzare tutta la storia della stregoneria, ma quello che vogliamo fare oggi è sfatare un mito, un’associazione di idee che non corrisponde alla realtà.
Quando si parla di caccia alle streghe, per esempio, ci viene da pensare istintivamente al Medioevo, ai sabba che si tenevano nelle campagne e all’Inquisizione che estirpò questo male da tutti i territori occidentali. Questo collegamento viene quasi spontaneo se si pensa all’Età di Mezzo come un periodo oscuro, dove imperversavano magia, alchimia, depravazione ed eresie. È interessante, però, vedere come in realtà il fenomeno della “stregoneria” assume una propria identità sul finire del Medioevo, a cavallo con il Rinascimento. Infatti la “grande caccia” abbraccia un altro periodo storico: iniziata a metà del 1400 si intensificò nel ‘500 per poi concludersi nel 1600.
La domanda, a questo punto, sorge spontanea: come si è arrivati alla caccia alle streghe? E soprattutto, chi erano le streghe? Per rispondere a questo quesito, dobbiamo andare indietro fino al 900 d.C. quando nel Canone Episcopi Reginone da Prum parlò per la prima volta della stregoneria, minimizzandola e definendola come un fenomeno inesistente e frutto del retaggio pagano che ancora si sentiva nelle campagne, lontano dalla chiesa e dalle grandi città.
Secondo Reginone prima, e Bucardo di Worms dopo, le streghe non erano altre che povere donne esaltate che praticavano dei riti pagani per la fertilità della terra. Bisognerà aspettare quasi tre secoli per passare ad una visione più intransigente di un fenomeno che, in realtà, era stato “creato” per combattere le eresie che dilaniavano la cristianità occidentale. Fu il pontefice Gregorio IX, infatti, che con le tre bolle Ille humani generis (1230), Licet et capiendos (1231) e Vox in rama (1233) diede inizio ad una prima ferrata caccia agli eretici che, sotto il tribunale dell’Inquisizione istituito nel 1231, furono accusati di praticare la magia «nigra» e quindi condannati al rogo.
Le posizioni furono poi inasprite, quasi cento anni dopo, da Giovanni XXII che nel 1326 con la sua Super Illius Specula avviò una persecuzione senza precedenti contro ogni forma di divinazione, sortilegio, evocazione spiritica, astrologia e ogni forma di arte magica in generale. Ormai, infatti, era stigmatizzata l’idea che l’eresia e la magia fossero inscindibili. È in questo periodo che vedono la luce i primi due manuali inquisitori: Pratica inquisitionis haereticar pravitatis di Bernardo Gui (1320) e Directorium inquisitorium di Nicholas Eymerich (1376). Questi due manuali furono fondamentali, poiché per la prima volta la stregoneria veniva rigorosamente definita e vessata in quanto tale. Ma per l’inizio delle vere persecuzioni bisognerà aspettare ancora un secolo: è nel 1486 con la stesura del Malleus Maleficarum a cura di Jakob Sprenger e Heinrich Krämer che si raggiunge il punto di non ritorno. Da quel momento in poi in tutto il continente europeo sarebbero stati cacciati senza sosta, per i due secoli successivi, streghe, stregoni, eretici, dissidenti religiosi o nemici politici.
Come abbiamo visto, è un fenomeno che si definisce appieno in un altro periodo storico. Possiamo dire perciò che in realtà, nonostante sia il suo fascino innegabile e perfettamente confacente al “lato oscuro” del Millennio, la stregoneria non è mai esistita, tanto meno nel Medioevo.
Martina Corona
Per approfondire:
BERTI GIORDANO, Storia della stregoneria. Origini, credenze, persecuzioni e rinascita nel mondo contemporaneo, Mondadori, Milano 2010.
CARDINI FRANCO, Magia, stregoneria, superstizioni nell’Occidente medievale, La Nuova Italia, Firenze 1979.
COHN NORMAN, I demoni dentro. Le origini del sabba e la grande caccia alle streghe, Unicopli, Milano 1994.
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