Fino al XII-XIII secolo, il mondo conosciuto dagli europei dell’epoca era rappresentato secondo alcuni modelli stilizzati, tra i quali figura quello delle mappe a T-O. In queste rappresentazioni al centro veniva posta la città di Gerusalemme e gli estremi erano definiti dalle colonne d’Ercole da un lato e dal fiume Gange dall’altro.
Le tre macro-aree “conosciute” erano quindi l’Europa, l’Asia e l’Africa.
Ovviamente, la navigazione risentiva di conoscenze tecniche e di rappresentazioni dello spazio ridotte. Inoltre, l’immaginario di posti non conosciuti la faceva da padrone.
Il mare verrà nuovamente esplorato: si passa da una navigazione di cabotaggio, quindi costiera, ad una navigazione più arrischiata verso il mare aperto. Questo permise l’esplorazione di nuove porzioni di mare e, contestualmente, la scoperta di nuove rotte mercantili che portassero a mercati fecondi.
Un tentativo che necessita la nostra menzione è quello dei fratelli Vivaldi. Mercanti di origine genovese, partirono alla volta dell’Africa senza tuttavia fare ritorno. Le cause del fallimento sono forse da imputare all’inadeguatezza dei mezzi di trasporto dell’epoca? Oppure ad alcuni incidenti che non permisero il loro rientro in patria?
Di risposte certe non ce ne sono. Fatto sta che l’obiettivo di questo viaggio era mercantile e l’idea di questa spedizione nacque all’interno degli ambienti d’affari genovesi dell’epoca.
Nel corso dei due secoli successivi alla spedizione dei fratelli Vivaldi seguirono altre esplorazioni che portarono alla (ri)scoperta delle Canarie o Isole Fortunate, delle Azzorre di Madeira e di Capo Verde. Questo fu possibile grazie a progressive, ma lente, innovazioni nel campo tecnico inerente la marineria e l’arte cartografica.
Nel XV secolo compare la caravella, un’imbarcazione compatta, adatta alle lunghe distanze; mentre sul piano cartografico vennero riscoperte le conoscenze geografiche di Claudio Tolomeo (II sec. a.C.)
Anche in questo caso non dobbiamo immaginare che improvvisamente, grazie al ritrovamento di un antico manoscritto, il sapere cartografico si costituì all’improvviso. In questo senso importante è la figura del cartografo Paolo dal Pozzo Toscanelli che propose al re del Portogallo un progetto di viaggio (1474) per raggiungere le Indie da Occidente, quindi attraversando l’Atlantico.
Infatti, per i regni della penisola iberica, il nodo della questione era il raggiungimento dell’Asia passando per rotte non mediterranee, azioni che sottintendevano la sfericità della Terra.
Anche l’Oriente nel corso del 1400 presentava ancora delle grandi aree ignote alla conoscenza degli Europei, nonostante i racconti di viaggio (meglio noti come letteratura odeporica) dei secoli precedenti. Mi riferisco a personalità come Giovanni di Pian del Carpine, Guglielmo di Rubruk e Marco Polo che, per motivi diplomatici o di affari, si recarono in Asia durante e dopo la conquista mongola.
Sempre nel corso del XV secolo, da sottolineare sono le esplorazioni di Bartolomeo Diaz che, nel 1487, arrivò fino al Capo di Buona Speranza; mentre Vasco da Gama nel 1497 circumnavigava l’Africa. Infatti, così facendo i portoghesi stavano costruendo la loro realtà commerciale verso l’Oriente.
Ma la Spagna non fu da meno, sostenendo l’avventura di Colombo. Le tre caravelle partirono da Palos nell’agosto del 1492 per approdare ad ottobre in un’isola, San Salvador, delle attuali Bahamas. Nelle settimane successive esplorò il resto delle Bahamas, Cuba e Haiti, territori che denominò Hispaniola. Quando tornò in Spagna portò con se alcuni indigeni arawak, convinto di aver toccato le coste dell’Asia.
Il viaggio di Colombo diede avvio ad una serie di esplorazioni verso Occidente. Così, Giovanni Caboto venne inviato dal regno inglese vesro ovest, dove iniziò ad esplorare le coste del Nord America. Tra il 1496 ed il 1499 toccò quello che poi venne chiamato Golfo di San Lorenzo.
Nel 1499, invece, Amerigo Vespucci iniziò l’esplorazione delle coste del Sud America; mentre Alvares Cabral, una volta raggiunto il Brasile, tornò indietro e si diresse verso il capo di Buona Speranza per poi raggiungere l’India. Ancora Amerigo Vespucci (1501) si diresse nuovamente verso le coste del Sud America.
In uno dei suoi viaggi, Vespucci scrisse anche di aver assistito ad un atto di cannibalismo verso un membro del suo equipaggio, che era sceso da una delle imbarcazioni per socializzare con dei nativi. Nel 1504, invece, l’esploratore fiorentino diede alle stampe un opuscolo intitolato Mundus Novus nel quale affermava chiaramente l’esistenza di un Nuovo Continente, popoloso ed abitabile.
Nel 1513 compì un viaggio anche Vasco Núñez de Balboa. Lo spagnolo attraversò l’istmo di Panama per raggiungere l’Oceano Pacifico, che chiamò Mar del Sud. Inoltre, esplorò un gruppo di isole che chiamò Archìpelagos de las Perlas.
A conclusione di questa breve rassegna non posso non menzionare Ferdinando Magellano.
Nel 1519 compì la prima circumnavigazione del globo terrestre: partito dalla Spagna, arrivò in Brasile fino allo stretto che, tuttora, porta il suo nome. Raggiunto il Pacific,o arrivò poi alle Filippine dove rimase ucciso, insieme ad una parte dell’equipaggio. I superstiti percorsero la rotta portoghese del Capo di Buona Speranza.
Questa esperienza cambiò le prospettive spagnole. Infatti, da un punto di vista mercantile, il passaggio da Occidente ad Oriente era impossibile vista la lunghezza della traversata (tre anni!) e le difficoltà incontrate.
Questa fase, invece che essere la fine di un processo iniziato lentamente nel XII-XIII secolo, è una tappa fondamentale delle scoperte europee che continuarono in età moderna e che portarono alla:
- esplorazione degli entroterra americano, russo, africano
- scoperta dell’Australia
- ricerca del passaggio a Nord-Ovest,
Oltre che all’esplorazione dei due poli; ma, con queste storie, siamo arrivati fin oltre le soglie del XX secolo.
Andrea Feliziani
Per approfondire:
ABULAFIA DAVID, La scoperta dell’umanità. Incontri atlantici nell’età di Colombo, Il Mulino, 2021.
MUSARRA ANTONIO, Medioevo Marinaro. Prendere il mare nell’Italia medievale, Il Mulino, Bologna 2021.
TANGHERONI MARCO, Commercio e navigazione nel Medioevo, Laterza, Roma-Bari, 1996.