Una nota poesia recita: « nessun uomo è un’isola» e se è vera questa affermazione che gli esseri umani non sono soli, soprattutto nelle avversità, ciò non vale per la cartografia medievale, tutta costellata di isole. Perché l’isola, nell’immaginario collettivo, ha sempre avuto una grande attrazione quale luogo remoto e ricco di meraviglie. 

E l’isola come concetto è la protagonista indiscussa dell’ultimo libro di Antonio Musarra, L’isola che non c’è. Geografie immaginarie fra Mediterraneo e Atlantico, edito dalla casa editrice il Mulino. 

Ma come fa l’isola a essere un concetto? Come possono i “medievali” descrivere e rappresentare su mappe luoghi che non hanno mai visto?

A queste e a molte altre domande risponde questo volume che aiuta a calarsi nell’immaginario degli uomini del Medioevo, che non sempre avevano bisogno di vedere per credere, anzi!

Come si legge nell’introduzione: «  Luogo utopico per eccellenza – edenico o infernale, a seconda dei punti di vista -, spazio delimitato per definizione, pertanto potenzialmente controllabile, l’isola ha mantenuto, a lungo, il suo potere di fascinazione. », e forse oggi dato che abbiamo esplorato il nostro mondo e soprattutto pensiamo che questo non abbia più nulla da offrire, l’isola è stata sostituita dai pianeti “alieni” quali contenitori di forme di vita fantastiche, luoghi adatti alla vita, ecc.

Il libro ci porta per mare, tra il Mediterraneo e l’Atlantico dove si collocano le isole più fantastiche e le genti che le descrivono e le cercano. Il viaggio inizia  dalle isole Fortunatae, luogo tra il reale e l’immaginario che fra XIV e XV secolo fu nuovamente (se volete capire perché uso questo termine dovete leggere il libro) identificato/scoperto con le attuali isole Canarie, la cui conquista, mi spingo a dire, fece da banco di prova per le successive conquiste americane. 

Il percorso prosegue con i luoghi del viaggio di San Brendano, con l’Ultima Thule, le terre al di là delle Colonne d’Ercole e tanti altri, focalizzando la narrazione non su un solo aspetto ma a 360°, interrogando fonti di vario tipo (mappe, cronache, isolarii, ecc) e cercando di fare una sintesi tra i pensieri di vari studiosi che hanno provato a identificare le isole immaginate con luoghi reali.

Ma l’aspetto che emerge prepotentemente è che sentir parlare, leggere di questi luoghi meravigliosi ha spronato gli uomini del Medioevo a spingersi per mare alla loro ricerca. Quindi l’isola non è solo un luogo immaginifico ( e comunque fisico) ma è anche il motore che spinge le genti per mare a cercare nuove rotte per arrivare in Cina passando da Occidente, come fece Cristoforo Colombo, sul quale non mancano riflessioni dell’autore, o a circumnavigare l’Africa come tentarono di fare i meno noti fratelli Vivaldi, anche loro, guarda caso, genovesi.

Ovviamente non può mancare un’appendice con delle immagini che aiutano il lettore a capire ancora meglio ciò che è scritto. Si tratta di illustrazioni, mappe, mappamondi, carte che mostrano visivamente quale fosse lo spazio geografico di queste isole: pensate, immaginate e quindi reali.

Un volume che consiglio a tutti coloro che vogliono imparare di più sul Medioevo, su come i “medievali” pensavano e costruivano il loro mondo, lo spazio che li circondava; su quanto l’immaginazione e l’immaginario siano fondamentali per le società umane e per il tanto amato progresso.

Insomma, questo libro conduce il lettore per mano alla scoperta di isole che ci sono, perché se anche non le troviamo sulle mappe non significa che non esistano. Anzi, come canta Edoardo Bennato:

 E ti prendono in giro se continui a cercarla ma non darti per vinto, perché chi ci ha già rinunciato e ti ride alle spalle forse è ancora più pazzo di te

 

Giulia Panzanelli

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Written by : Redazione

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