Il volume che mi trovo a recensire in questo articolo è un qualcosa di eccezionale sia per come è scritto sia per l’argomento che tratta, argomento che necessità che il pubblico più ampio possibile ne venga a conoscenza.

Marckalada. Quando l’America aveva un altro nome pubblicato da Laterza agli inizi del 2023, porta al grande pubblico le importanti scoperte fatte dal filologo Paolo Chiesa, docente di Letteratura latina medievale e Filologia mediolatina all’Università Statale di Milano.

Ma cosa viene detto di così importante in questo testo?

Procediamo con ordine. Tutto inizia con la vendita di un manoscritto del frate domenicano milanese Galvano Fiamma (1283-1344), manoscritto che per varie vicissitudini, raccontate in maniera avvincente, da Milano è finito in Nebraska, per la precisione nella città di Omaha. Qui, poi, a fine anni ‘90 viene messo all’asta e comprato da un privato che successivamente decide nuovamente di venderlo a un altro privato americano. Fin dalla prima vendita all’asta, questo testo di Galvano si pensava essere una sua opera già conosciuta, ma invece non era così. Prima della seconda vendita il manoscritto viene notato da alcuni studiosi milanesi che si rendono conto che si tratta di un’opera, sempre di Galvano Fiamma, che si credeva perduta: la Cronica universalis sive generalis.

Dopo varie peripezie, che non vi racconto per non levarvi il piacere della lettura, il professore riesce a visionare il manoscritto e a farne delle foto e così, tornato a Milano, organizza un gruppo di lavoro che si occuperà di trascrivere il testo. Una volta avuta la trascrizione Paolo Chiesa realizza che quest’opera di Fiamma rappresenta una fonte eccezionale. Infatti, viene menzionata, nel giro di poche righe, una terra a Ovest della Groenlandia chiamata Marcklada

Perché sono eccezionali queste poche righe? Perché Marckalada è la prima menzione del continente americano nell’area del Mediterraneo prima del viaggio di Colombo. Vero è che i cosiddetti vichinghi erano arrivati in America già nel X secolo, tracce archeologiche si trovano in Canada, soprattutto nella penisola di Terranova, ma la notizia di questa “scoperta” era circolata poco quindi stupisce che un frate domenicano del Trecento ne fosse a conoscenza.

Nel libro s’indaga sulle possibili fonti di Galvano e la più probabile potrebbe essere le voci che circolavano nel porto della città di Genova, punto di approdo e di partenza di numerosissime navi e quindi centro di scambio d’informazioni. 

Non vi svelo altro per non rovinarvi la lettura, ma la Cronica universalis rivela altre grandi sorprese e dimostra ancora una volta che i “medievali” erano grandi viaggiatori e curiosi del mondo. 

Questo saggio mi sento di consigliarlo a chiunque, non solo perché presenta scoperte interessanti che, si spera, diano impulso a nuove ricerche in questo ambito, ma anche perché racconta in maniera accessibile e coinvolgente il “dietro le quinte” della ricerca storico- filologica. Quei retroscena di cui il grande pubblico non è mai a conoscenza e che invece fanno comprendere come dietro a un libro e alla sua apparente linearità ci sia un continuo confronto con le fonti e i colleghi, una lotta continua per tirare fuori una “verità” che probabilmente sarà smentita da altri.

 

Giulia Panzanelli

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Written by : Redazione

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