Quando pensiamo all’eresia immancabilmente torniamo indietro nel tempo, al nostro Medioevo, e poco sappiamo sul fatto che alcuni movimenti ereticali hanno subito una reinterpretazione ai giorni nostri di conseguenza in questo articolo parleremo del mito che circonda un famoso eretico medievale: Fra’ Dolcino. Di lui e delle origini e sviluppi del movimento noto come apostolico abbiamo già avuto modo di parlare ma appunto la sua storia e quella dei suoi compagni ha affascinato anche la nostra contemporaneità.

Partiamo con un esempio che risale agli inizi del Novecento. La sua “resistenza” armata nella Valsesia e nel Biellese ha fatto sì che questa guerra assumesse ai nostri occhi una connotazione politica e non religiosa, vi ricordo che le istanze del movimento dolciniano medievale erano tutte intese in senso religioso, le loro aspettative di vita erano tutte rivolte a vivere il cristianesimo in maniera differente da quello dettato dalla Chiesa. Quindi questa carica politica che pian piano assume la figura di Dolcino fa sì che egli venga assunto ad esempio dai socialisti italiani a martire del libero pensiero. Siamo a Biella, nei luoghi in cui si era consumato lo scontro fra Dolcino e l’esercito crociato, precisamente sul monte Rubello, luogo dell’ultima battaglia, nel 1895 centocinquanta socialisti si riuniscono proprio lì per fondare il settimanale il “Corriere Biellese”. Qualche anno più tardi nello stesso luogo si riunirono i democratici biellesi, costretti alla fuga e tra i fuggiaschi nacque l’idea di una commemorazione in onore di Dolcino per il sesto centenario della sua morte. Dopo lunga consultazione viene scelta la data del 23 giugno 1907 per porre la prima pietra dell’obelisco commemorativo. L’11 agosto 1907 è la domenica scelta per le celebrazioni, sulla sommità dell’obelisco viene issata una grande bandiera rossa che reca queste parole: “Dal pensiero al martirio”, da un lato, “Alla memoria di Fra Dolcino 1307-1907”, dall’altro. Però già dall’anno successivo il mito dolciniano perde vigore, soprattutto a causa della crisi del partito socialista e nel 1927 il regime fascista abbatte l’obelisco. Soltanto nel 1974 ne viene costruito un altro, più piccolo; alla cerimonia d’inaugurazione partecipano, fra gli altri, Dario Fo e Franca Rame

E proprio questi due illustri personaggi del panorama culturale italiano ci danno lo spunto per parlare di un’altra visione di Dolcino, troviamo, infatti, il nostro eretico nominato proprio in “Mistero Buffo”. Quest’opera teatrale, pietra miliare del teatro italiano e che continua a fare scuola, è colma di riferimenti al Medioevo e può essere letta su più piani, in questa sede ci concentreremo solo sulle parti relative a Dolcino. Nel prologo che introduce la figura di papa Bonifacio VIII Fo ci parla sia di Gherardo Segarelli, il fondatore del movimento apostolico, che di Dolcino; i due eretici sono presentati come figure diametralmente opposte a quella del pontefice. Tanto Bonifacio è avido e assetato di potere, quanto Segarelli e Dolcino sono favorevoli alla ridistribuzione della terra e l’attore li chiama «comunitardi». Insomma Dario Fo e Franca Rame ripropongono una visione del movimento apostolico in chiave socialista/comunista dove gli eretici, supportati dai contadini, si ribellano al padrone e mettono in comune i propri beni, costruendo così una comunità dove non esiste lo sfruttamento e sono tutti uguali.

Questa visione del movimento dolciniano la ritroviamo anche nella serie TV dedicata a Il nome della rosa, mentre nel libro e nel film l’eresia di Dolcino è rappresentata in modo più veritiero, lo stesso non si può dire per il prodotto televisivo. Infatti anche qui troviamo una visione politicizzata che segue la scia delle interpretazioni precedenti, inoltre viene dato ampio spazio a Margherita, la compagna di Dolcino o come la chiama l’eresiarca stesso sorella, e si comprende come fra i due vi sia un legame romantico che sappiamo essere riportato dalle sole fonti inquisitoriali che dobbiamo sempre prendere con le pinze!

Ma da dove si origina questa interpretazione politicizzata di Dolcino e i suoi? Vi sono delle basi storiche?

La risposta più diretta è no. Non possiamo assolutamente attribuire un che di socialista a Dolcino e ai suoi proprio perché stiamo parlando di un personaggio vissuto secoli e secoli fa, in un periodo dove non esisteva questo tipo di ideologia politica, ma agli occhi degli uomini dell’Ottocento e del Novecento questo “vivere in comune” e il lottare per la difesa dei propri ideali (religiosi!) è interpretato come un filo rosso che giunge fino al pensiero socialista. In pratica, come spesso accade, le vicende di questo gruppo di eretici, come di altri movimenti, sono state fraintese perché interpretate con categorie moderne.  Per queste ragioni la fuga sui monti biellesi viene vista come “resistenza” sia al potere temporale che spirituale, la povertà viene intesa non più in senso religioso ma materiale ed è da questo ix che sorge il Dolcino socialista. 

Per concludere vi lascio quest’ultima considerazione: occorre sempre che ricordare che l’eresia di Fra’ Dolcino si riferisce sempre e soltanto all’aspetto religioso della vita ed è indirizzata al riscatto di se stessi in vista dell’imminente Apocalisse e del conseguente regno di Cristo in Terra. 

 Giulia Panzanelli

 Per approfondire

FO DARIO, RAME FRANCA, Mistero buffo, Guanda, Milano 2018 

ROTELLI ELENA, Fra Dolcino e gli apostolici nella storia e nella tradizione, Claudiana, Torino 1979

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Written by : Redazione

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