Abbiamo lasciato il movimento apostolico nel 1300, senza un capo e completamente allo sbando, ma in realtà la situazione di incertezza non durò per molto, poiché si fece avanti un uomo che proseguì l’opera di Gherardo Segarelli ( per ulteriori informazioni: https://medievaleggiando.it/gherardo-segarelli-lapostolo-di-parma/ ) e che condusse alle più alte vette, letteralmente, gli apostolici: costui è noto col nome di Dolcino.
Della sua vita non si sa nulla. Due sono le fonti principali che ci narrano gli avvenimenti accaduti dopo che Dolcino prese la guida del movimento: De secta illorum qui se dicunt se esse de ordine Apostolorum dell’inquisitore domenicano Bernardo Gui e l’Historia fratis Dulcini heresiarche il cui autore è anonimo. Entrambe sono fonti di parte quindi le informazioni che forniscono sono tutte volte a descrivere gli apostolici il peggio possibile, e di conseguenza la ricostruzione si presenta difficile. L’ipotesi più accreditata colloca la nascita del nostro personaggio alla metà del Duecento, probabilmente da una buona famiglia del Nord Italia vista la sua cultura e la decisione di spostare il movimento più a nord. A dimostrazione che Dolcino non era un ignorante ci sono state tramandate da Gui tre lettere scritte dall’eretico nelle quali si spiegano i principi del movimento apostolico e si trovano diverse profezie.
Questo fatto è assai notevole, visto che di scritti “eretici” non ce ne sono arrivati molti. Con Dolcino il movimento si schierò, apertamente, contro la gerarchia ecclesiastica; la predicazione si rivolgeva ad un pubblico per lo più di illetterati, facendo continui riferimenti alla realtà conosciuta e ricorrendo ad esempi di grande semplicità e immediatezza, e l’argomento principe era la corruzione del clero. Il movimento era aperto anche alle donne ed è divenuta leggenda la figura di Margherita, che fu definita da Dolcino stesso come la sua sorella prediletta, ma molto si è speculato sul fatto che fosse qualcosa di più. Gui, ad esempio, insisteva nell’accomunare la donna a Dolcino quale compartecipe, corresponsabile di colpe e di eresia.
Ovviamente tutto questo non poteva essere sopportato dagli inquisitori, così Dolcino e i suoi nel 1304 si spostarono dal Garda a vicino Novara, dopo che l’Emilia era stata abbandonata già dalla morte di Segarelli per via della forte pressione degli inquisitori. Vi sono due possibili spiegazioni del perché si spostarono in questo territorio: o Dolcino o uno dei suoi seguaci erano originari di questa zona e quindi potevano contare su una qualche alleanza, oppure speravano di allearsi con altri gruppi di eretici residenti lì, come i valdesi. Vi potrebbe essere anche una terza spiegazione che si colloca nel mezzo: Dolcino si sposta nel novarese sicuro di avere un appoggio sia dagli eretici locali sia dagli abitanti del posto considerando il suo tipo di predicazione. La predicazione non si ferma neanche in queste regioni e il movimento acquista nuovi seguaci fra i contadini, ma ancora una volta la minaccia inquisitoriale e vescovile si fa più forte.
Gli apostolici abbandonano la valle e si rifugiano prima su uno slargo roccioso noto come Parete Calva, ma essendo qua la vita difficile dopo poco si spostano sul Monte Rubello, vicino Biella. La lotta per la vita si fa difficile e i dolciniani sono costretti a razziare i villaggi vicini e la valle per procurarsi il cibo, inimicandosi così possibili alleati. Il 23 marzo 1307, giovedì santo, si consuma lo scontro finale fra apostolici e le truppe ecclesiastiche, il cui esito sarà a sfavore dei primi. Il primo giugno 1307 Dolcino è suppliziato a Vercelli: incatenato mani e piedi viene condotto in giro per le strade della città sopra un carro, lungo il percorso vengono effettuate diverse soste durante le quali con tenaglie roventi viene martirizzato il corpo del condannato e alla fine Dolcino viene arso vivo.
Questa fu solo la fine “terrena” del movimento dolciniano, poiché continua a vivere nel nostro immaginario; il come e il perché di questa sopravvivenza ve lo spiegheremo prossimamente.
Giulia Panzanelli
Per approfondire:
CAPITANI OVIDIO (a cura di), Medioevo ereticale, Il Mulino, Bologna 1983.
ORIOLI RANIERO (a cura di), Fra Dolcino: nascita, vita e morte di un’eresia medievale, Jaca Book, Milano 1984.
ORIOLI RANIERO, Venit perfidus heresiarcha: il movimento apostolico-dolciniano dal 1260 al 1307, Istituto storico italiano per il Medio Evo, Roma 1988.