Dante, nel canto V dell’Inferno (il canto di Paolo e Francesca e dell’Amor Cortese) inserisce Tristano fra i cavalieri morti per amore. Infatti quello fra Tristano e Isotta è conosciuto nella letteratura come un amore impossibile, viziato da un filtro d’amore. In realtà la storia di Tristano ha una tradizione molto più antica e il giovane è inserito tra i cavalieri di re Artù.
Iniziamo a conoscere questo personaggio dal nome: Tristano. L’etimologia è controversa: procedere da Drystan, in celtico ” il nutrito “, ” il discepolo”, ” l’alunno “. Alcuni teoretici lo riferiscono al Thurstan germanico, o Thorstein in norvegese, che vuole dire ” la gemma o la pietra di Thor “. A questa divisione etimologica l’influenza francese aggiunge un significato, che ha caratteristiche riferite a ” la tristezza “.
Fra le molte versioni differenti dell’amore trattato in Tristano e Isotta, le più note e antiche in forma scritta sono due: Il Roman de Tristan di Béroul e il Roman de Tristan di Thomas. Entrambi sono poemi del XII secolo, composti in francese antico. Il tema letterario di Tristano però è più vecchio ed affonda le sue radici nella cultura inglese. Verso la fine del 1100 Eilhard von Oberge ne scrisse una versione in tedesco antico, mentre Goffredo da Strasburgo mise mano all’opera agli inizi del 1200. Successivamente si susseguono versioni e rielaborazioni della storia, con Ulrich von Turnheim e Heinrich von Freiberg, fino ai giorni nostri (pensate che esistono versioni spagnole, italiane e norvegesi di questa storia cortese).
Si tratta perciò di una narrazione in continua rielaborazione durante la tradizione, con aggiunte, revisioni, cambiamenti (anche piccoli fra versione e versione): proprio le avventura di Tristano ricordano la non lineare tradizione della Materia di Bretagna. Il tema dell’Amore tra Tristano e Isotta è continuamente ripreso e modificato secondo il gusto dell’autore.
Le differenze dei testi, come abbiamo visto, ma il nucleo della famosa storia tra il valoroso cavaliere Tristano e la bellissima Isotta è questo: Tristano è un orfano, cresciuto dallo zio, il re Marco di Cornovaglia. L’uomo deve pagare un gravoso tributo al re d’Irlanda e Tristano, una volta cresciuto e diventato un abile guerriero, decide che è tempo di liberare la Cornovaglia dalla sottomissione irlandese. Una volta partito per l’Irlanda Tristano riesce nell’impresa di uccidere il gigante Moroldo, fratello del re. Ferito da un colpo di spada precedentemente avvelenata, Tristano viene curato da Isotta, la figlia del re, ancora inconsapevole del fatto che lui abbia ucciso suo zio. Una volta guarito Tristano fa ritorno in Cornovaglia. Intanto re Marco è pressato dal fatto che deve garantire un erede al trono, quindi decide di sposarsi con la donna il cui capello d’oro è giunto portato dal mare.
Ricordando Isotta, Tristano parte nuovamente alla volta dell’Irlanda dove si trova ad affrontare un tremendo drago. Il giovane riesce nell’impresa di uccidere il drago ma rimane ferito e, nuovamente, viene curato da Isotta. La giovane si rende conto che è lui che ha ucciso suo zio Moroldo ma rinuncia alla vendetta, accogliendo la richiesta di sposare re Marco allo scopo di riappacificare i due regni. Isotta parte con Tristano verso la Britannia e, nel mentre, la regina d’Irlanda commissioni all’ancella Brangania un filtro magico da somministrare ai due sposi la notte delle nozze. Navigando verso la Britannia Tristano si trova a bere il filtro per sbaglio, pensando che sia vino, e lo offre anche a Isotta. Questa è una delle versioni della storia, in altre si parla di una pietra magica che fa innamorare i due ragazzi.
Il risultato, quale che sia il mezzo, è che Isotta e Tristano si innamorano perdutamente; la giovane sposa comunque Marco, facendosi però sostituire da Brangania durante la prima notte di nozze. A quel punto cominciano mesi e mesi di amore clandestino condito da menzogne e trucchi per stare insieme, col rischio di essere scoperti ogni giorno e smascherati da persone invidiose. Un nano buffone del re a un certo punto cerca di far cogliere in flagrante i due amanti durante un loro appuntamento notturno ma Tristano, che si accorge del re nascosto dietro un albero, riesce a mettere in guardia Isotta; i due, a quel punto, mettono in scena un innocente dialogo. Tristano e Isotta vengono comunque smascherati, a un certo punto, per poi essere condannati a morte. Sfuggiti alla condanna, gli amanti scappano nella foresta del Morrois. Una volta scoperto il loro nascondiglio, Tristano decide di lasciare Isotta al re e riparte alla volta della Bretagna. Qui sposa Isotta dalle Bianche mani pur non avendo mai rapporti fisici con lei.
Intanto la buona fede della regina viene continuamente messa alla prova da baroni malvagi, che la inducono a reclamare un’ordalia (una pratica antica che prevedeva di stabilire innocenza o colpevolezza di un imputato mettendolo alla prova con un duello o un test doloroso). Tristano si reca alla cerimonia travestito e riesce ad aiutare la regina. In seguito il giovane si reca altre volte in Cornovaglia travestito e una di queste il cognato, fratello di Isotta dalle Bianche Mani, decide di accompagnarlo per vedere se l’amore che lo lega a Isotta la Bionda sia davvero così forte, tanto da impedirgli di amare sua sorella.
Durante una spedizione Tristano rimane ferito e manda a chiamare Isotta la Bionda per farsi guarire; dà precisi ordini per cui la nave con cui lei si dovrebbe recare da lui debba avere vele bianche qualora lei accettasse e vele nere qualora lei si rifiutasse di aiutarlo. Isotta accetta ma la moglie di Tristano, avendo scoperto la loro storia, riferisce al marito che le vele sono nere. Sentendosi abbandonato dalla sua amata, Tristano si lascia morire. Isotta attracca troppo tardi e, vedendolo morto, muore a sua volta.
Pentita della sua crudele decisione, Isotta dalle Bianche mani rimanda i corpi dei due amanti in Cornovaglia dando disposizione che siano seppelliti insieme.
Intorno al 1230 fu elaborato il Roman de Tristan en prose. È a questo punto che il valoroso ragazzo entra a far parte dei cavalieri della Tavola Rotonda di re Artù. Giunto a noi in due versioni diverse, una attribuita a Luces de Gat e una a Helie de Borron (entrambi gli autori sono sconosciuti e, secondo gli studiosi, quasi sicuramente falsi). Questo testo è riferibile al primo grande ciclo in prosa dopo la Post Vulgata: Tristano diventa un valorosissimo guerriero della corte arturiana, secondo solo a Lancillotto.
Al nucleo centrale della vicenda di Tristano e Isotta, vengono aggiunte altre storie, ispirate da opere più antiche. Proprio come per la Vulgata, il Tristano in prosa tenta di creare una summa delle avventure di re Artù partendo dal personaggio di Tristano. Egli sarà fra i cavalieri impegnati nel recupero del Graal e sarà accompagnato da un personaggio, inventato proprio fra queste pagine, a cui verrà dedicato un altro romanzo.
Il Tristano in Prosa ottenne una grande popolarità: ad oggi rimangono cinquanta manoscritti in antico francese, testimoni del successo, più innumerevoli frammenti.
Martina Michelangeli x Medievaleggiando
Ps. Nell’immagine dell’articolo potete ammirare l’opera di John William Waterhouse: “Tristano e Isotta con la Pozione” (1916)