Siamo abituati a pensare, erroneamente, al Medioevo come ad un periodo “buio” non solo in senso generale (e qui ci possiamo inserire di tutto, dalle epidemie di peste alla religione…ma non è questa la sede adatta), ma anche nei riguardi di un tema che ancora oggi risente fortemente di una scarsa considerazione e consapevolezza, delle volte per vergogna, altre volte per trascuratezza: mi sto riferendo al sesso.
Qualcuno potrebbe dirmi, giustamente, “Ma come, nell’epoca di OnlyFans e Pornhub, come si fa a dire che il sesso non ci riguarda?”: in realtà ci riguarda eccome, ma siamo talmente oberati di immagini a contenuto sessuale o erotico (complici il cinema, la fotografia, ma soprattutto, al giorno d’oggi, i social – un ruolo di primo piano è, in quest’ultimo caso, indubbiamente giocato da Instagram) che paradossalmente ci dimentichiamo di analizzare il tema in maniera critica, magari anche con uno sguardo lucido non solo verso il presente ma anche verso il passato.
Ed è qui che torniamo al nostro caro Medioevo, periodo che è stato oggetto di studio per tutta la carriera della nota storica pisana Chiara Frugoni (1940-2022), scomparsa purtroppo il 9 aprile di quest’anno. Il suo ultimo e piccolo libro, A letto nel Medioevo (2022), edito postumo da Il Mulino, delizioso fin dalla copertina, ci accompagna in un curioso e affascinante viaggio negli appetiti sessuali più variegati dell’uomo e della donna medievali, da quelli più naturali ed istintivi a quelli più esuberanti e proibiti. Impossibile non ricordare, in merito, il Decameron di Giovanni Boccaccio (1313-1375), emblema della sessualità medievale, che la Frugoni più volte richiama per ricordare tutte le svariate scostumatezze che di certo il Certaldese non si faceva problemi nel raccontare, alla faccia del rigido controllo della Chiesa del tempo.
Ma l’oggetto in assoluto protagonista – e filo conduttore – di tutto il testo è il letto. Questo elemento, per noi contemporanei, è generalmente associato alla prima e all’ultima parte della giornata, quella al momento del risveglio, la mattina, e quella al momento del riposo, la sera (da soli o in coppia); momento poi, quest’ultimo, che le coppie sanno anche ben sfruttare per abbandonarsi ai piaceri dell’amore.
Nel Medioevo, invece, il letto – e, più in generale, la stanza da letto – non aveva affatto un’unica funzione, bensì un ruolo multitasking, come lo definisce bene la Frugoni. Nel letto, che appariva o sontuoso e imbottito per i più ricchi o fatto di umile pagliericcio per i più poveri, non ci si coricava soltanto per riposare la mente e il corpo dopo una lunga giornata, ma si usufruiva della camera da letto per innumerevoli faccende: pranzare, studiare, ricevere visite (ebbene sì, le camere potevano essere pure molto affollate, non solo per una o due persone). A noi, uomini del XXI secolo, può sembrare veramente strano e può farci addirittura sorridere, ma per gli uomini di allora era assolutamente normale, ma soprattutto il letto raccontava tutto (o quasi) di loro: potremo sinteticamente dire che, per conoscere la vita quotidiana di un uomo e di una donna nel Medioevo, potremo partire dalla loro camera da letto.
Nascita, morte, amori legittimi e proibiti, festa dei sensi, atti di violenza, malattie, trame di vario genere accorrevano in questo angolo della casa, da un lato così intimo ma dall’altro così scoperto. A proposito dell’essere “scoperti”, ma con l’accezione più esplicita del termine, ovvero dell’essere nudi: nel Medioevo non si andava infatti a dormire con il pigiama (e nemmeno con le maschere per la night beauty routine…), ma svestiti, sia da sani che da malati: questo accorgimento aiutava ad evitare la diffusione di pulci e insetti. Ma non sentivano freddo? In teoria sì, anche perché, in generale, gli uomini medievali lo pativano tantissimo, come ci ricorda la Frugoni: gelo, pioggia e vento erano all’ordine del giorno, quasi come fosse sempre inverno; ma è proprio l’elemento del camino, onnipresente nelle camere da letto, a riscaldare l’atmosfera e i corpi.
Trattandosi di un libro di Chiara Frugoni, storica che non ha mai trascurato il valore dell’immagine come potente mezzo di espressione, persino talvolta più efficace delle parole stesse (oggi come ieri), non poteva assolutamente mancare in questo volume, come piacevole accompagnamento al testo, l’arte. Ed è proprio su questa che vorrei soffermarmi in questo articolo, partendo da una selezione (faticosissima, perché sono tutte bellissime) di quelle che sono le miniature per me più significative del repertorio iconografico del testo (che è ricchissimo: per il lettore goloso di immagini e di arte, c’è indubbiamente da divertirsi).
Partiamo dall’immagine di copertina, la prima che vediamo e quella a parer mio più accattivante fra tutte, ovvero La procreazione (1414 ca.), dal Livre des propriétés des choses di Bartolomeo Anglico (proprietà della BNF – Biliothéque Nationale de France), uno dei manoscritti più sontuosi sopravvissuti di una popolare enciclopedia medievale. Questo manoscritto, progettato per fornire sia conoscenza scientifica che guida morale, è stato ampiamente diffuso in tutta Europa. Le meravigliose miniature contenute al suo interno sono opera del cosiddetto “Maestro delle Ore Mazzarine“, uno dei più importanti miniatori operanti a Parigi tra il 1400 e il 1415, e da alcuni assistenti che hanno dipinto gli sfondi delle miniature e la decorazione minore del testo. Le istruzioni rivelano che il Maestro delle Ore Mazzarine e i suoi assistenti erano nordisti che si erano stabiliti a Parigi, centro cosmopolita delle arti e centro della cultura cortese.
In questa splendida miniatura, contenuta nel foglio 171, vediamo rappresentata una coppia riccamente vestita, unita in un amplesso all’interno di un grande letto rosso a cortine, per illustrare in che modo «rispetto alla materia e alla forma» il padre genera il figlio. Il dettaglio indubbiamente più curioso e simpatico dell’immagine è quello che possiamo rivelare sull’estrema sinistra: una coppia spia l’altra durante l’atto. Per non parlare, poi, del tenero cagnolino in basso che osserva il gesto dei due curiosoni. Che dire, un voyeurismo decisamente colto sul fatto che rende la scena irrimediabilmente comica!
La seconda immagine che propongo è la seguente, ovvero Lancillotto oppone un netto rifiuto alla richiesta della damigella (1405), dal Livre de Lancelot du Lac. In questa miniatura un aspetto appare palese, da parte del noto personaggio arturiano: nel momento in cui presumibilmente avrebbe dovuto concedersi al piacere, si lascia invece la camicia e le brache, anche davanti alla seducente – ma al tempo stesso invadente, aggressiva, quasi femminista ante litteram – proposta di una bella fanciulla completamente nuda (nel testo però indossava la camicia per non spaventare troppo Lancillotto) con il seno in evidenza. Un chiaro segnale, questo, di rifiuto offensivo da parte dell’uomo. L’artista qui, però, ha voluto sottolineare proprio l’aspetto che citavo poco sopra, ovvero la proposta “indecente” della donna, che arde di desiderio nei confronti di Lancillotto al punto tale da strappargli quasi la camicia. Sembra che gli stia gridando, in modo non proprio consensuale, “Lancillotto, fai l’amore con me, ti prego!“, mentre lui invece pare scappare, evidentemente un po’ sbalordito, a gambe levate…
Ecco l’ultima miniatura che ho deciso di mostrarvi, a parer mio incredibilmente significativa, non solo per il tema legato al sesso, ma anche per il tema legato alle paure e alle tentazioni diaboliche che attanagliavano in maniera inevitabile l’uomo medievale, costantemente alle prese con l’inflessibile giudizio di Dio: si tratta de Il concepimento di Merlino (1450-1455). Anche qui ritroviamo un grande letto rosso, appartenente ad una casa che appare quasi disabitata, su cui è dolcemente distesa una donna dall’abito blu e il copricapo nero, la madre del futuro mago Merlino. Su di lei, si avventa un longilineo uomo-diavolo che le ripone la mano sul pube, palese richiamo all’atto sessuale. Questa immagine, chiara elaborazione visiva della formidabile penna di Chrétien de Troyes (seconda metà del XII sec.), non si allontana però troppo, in senso metaforico, da come il sesso veniva visto dalla Chiesa del tempo: un atto diabolico e osceno, utile solo alla procreazione, da condannare con pene severe.
Con questa singolare miniatura, spero di avervi incuriosito nella lettura di questo ultimo piccolo capolavoro di Chiara Frugoni, pieno di sorprese e immagini piccanti da un mondo medievale che non finisce mai di stupirci e meravigliarci.
Margherita Zonca