Oggi ho il piacere di tornare a parlare di un autore che avevamo già presentato al nostro pubblico, Francesco D’Angelo, ricercatore in Storia medievale presso la Sapienza Università di Roma, presentando il suo nuovo saggio: La fonte di Urðr. La Scandinavia, l’Europa, il Mediterraneo (secoli VIII-XIII), pubblicato da Vocifuoriscena nella sua collana di saggistica Bifröst nel maggio 2021.
Già nel saggio precedente, Il primo re crociato. La spedizione di Sigurd in Terrasanta, pubblicato solo pochi mesi prima, D’Angelo ci aveva mostrato, concentrandosi sull’avventura di un re, Sigurð Jórsalafari, per molti aspetti emblematico pur non essendo tra le figure più conosciute dal pubblico, un mondo di viaggiatori ben pronti a solcare le acque diretti non solo alle isole britanniche e poi oltre, verso l’ignoto ovest, ma anche al bacino mediterraneo, attratti dalle sue ricchezze e dalle sue culture.
Parliamo quindi di Scandinavia sì, ma certo non solo di vichinghi o della popolazione che li attendeva in patria durante le loro scorribande, infatti ci avventuriamo, seppur brevemente, nell’Alto Medioevo all’origine di genti germaniche che lasciarono il loro segno anche nella storia della nostra penisola, ed affrontiamo poi i primi secoli di quello che è considerato il vero e proprio Medioevo scandinavo, che viene fatto iniziare canonicamente nel 1066, il quale, come ci mostra il libro, non è un capitolo della Storia così slegato da quella mediterranea come spesso si pensa.
Ad un occhio attento non sfugge l’utilizzo già in copertina della grafia originale dei nomi e dei termini norreni, prima di una serie di scelte (come il riportare anche il testo in lingua originale delle fonti citate e l’apparato di note che ci accompagna pagina per pagina) che delineano il taglio più specialistico del volume rispetto all’opera precedente, sebbene nel primo capitolo si parta nuovamente dalle basi: cos’è un vichingo, l’etimologia del termine, la definizione dell’età vichinga e la portata delle sue incursioni.
Ma non solo di viaggi si parla in questo volume che esplora cinque secoli di storia delle connessioni tra Nord e Sud. Troviamo anche influenze, diplomazia e religione: se l’incontro dei capi vichinghi con altre forme di governo favorì un accentramento sempre maggiore del potere in patria (a differenza dei numerosi signori locali che prevalgono nei primi secoli del Medioevo) che portò alla nascita delle monarchie nordiche, la conversione al cristianesimo, il cui merito è principalmente attribuito a re Óláfr Tryggvason, inserì la Scandinavia nel quadro europeo delle relazioni ecclesiastiche, ed il cambiamento del sistema di valori dettato dal mutato credo riverberò in tutti gli aspetti della vita, sebbene questo non determinò una totale scomparsa del paganesimo dalle scene, resistente in alcune zone dell’estremo Nord e ancora presente nella letteratura per secoli.
Il terzo capitolo si focalizza sulla particolarità della monarchia norvegese, partendo da un altro re Óláfr, Óláfr Haraldsson, una delle figure più importanti del Medioevo nordico, re santo che regnò per 15 anni (1015-1030), il cui mito di re eterno della Norvegia influenza il regno terreno dei suoi successori non solo ideologicamente, ma anche giuridicamente.
Infine, si affronta nell’ultimo capitolo la particolare relazione della Norvegia con uno dei regni che si affacciano sul Mediterraneo che in pochi si aspetterebbero: se le connessioni tra Scandinavia e Francia sono ben note ed indagate a fondo, e altrettanto lo stanno diventando quelle con Costantinopoli, in questo saggio ci troviamo di fronte all’inaspettato legame tra il regno norvegese e quello di Castiglia.
Il volume è arricchito, nella parte finale, da alcune mappe che aiutano a contestualizzare geograficamente e a visualizzare i percorsi descritti, seguite da una breve sezione iconografica (in bianco e nero) che sottolinea l’aspetto più concreto della fitta rete di collegamenti che si è delineata nelle pagine precedenti.
Due indici, oltre a quello del volume, aiutano il lettore nella ricerca di nomi, luoghi e fonti, mentre chi volesse spingersi oltre i confini del libro è indirizzato da una ricchissima bibliografia.
Per concludere, non posso che consigliare caldamente La fonte di Urðr, in quanto questo testo è parte non solo del crescente interesse dell’editoria italiana per la storia del Nord Europa ma anche di una recente storiografia che sta riscrivendone vari punti ed esplorandone di nuovi; non solo l’amante e lo studioso della Scandinavia troverà un’analisi dettagliata di alcuni aspetti trattati di rado, ma anche il lettore più focalizzato sulla storia mediterranea troverà nuovi importanti tasselli per il proprio mosaico, che si arricchisce di colori riscoperti grazie ad una ricerca minuziosa ed attenta.
Valérie Morisi