La guerra medievale permea il nostro immaginario dell’Età di Mezzo, soprattutto grazie al cinema e alle tante sfumature di medievalismo che offre. Chi non ha in mente le grandi battaglie per il dominio della Terra di Mezzo o quelle per il controllo di Westeros? Data la rilevanza di questo fenomeno vi proporremo una serie di articoli sulla storia militare medievale e cercheremo di far chiarezza su molti luoghi comuni che si annidano nelle nostre menti grazie alla cultura pop, e affronteremo la guerra nel Tardo Antico, l’Alto Medioevo barbarico, il periodo feudale, il Medioevo centrale e la guerra rinascimentale; inoltre affronteremo anche la guerra sul mare e gli eserciti crociati oltre che le vicende belliche degli Stati crociati d’Outremer, passando per la guerra nel mondo bizantino.
I popoli delle migrazioni. Un popolo guerresco?
Sicuramente possiamo dire che le società barbariche erano fortemente guerriere, con una forte compenetrazione con l’aspetto bellico, che emerge anche nell’onomastica. Infatti abbiamo molti esempi di nomi guerreschi: Riccardo (ruch-hard = possente, ardito), Armando (heri-man = uomo di guerra. L’Arimanno, da un punto di vista giuridico, è l’uomo libero, il soldato) e ancora Lotario (chlot-ari = celebre guerra). Inoltre molti termini germanici, latinizzatisi e presi in prestito dalle lingue romanze, stavano a indicare proprio l’aspetto bellico: parole legate allo scontro come zuffa, elmo, usbergo, staffa, sperone e via discorrendo sono infatti di origine germanica Celebre è un video di Alessandro Barbero in cui dice “I longobardi non erano una società di filosofi”.
Barbari e Romani
In linea teorica, come osserva lo scrittore latino Cassiodoro, i Goti erano addetti all’esercito mentre i Romani gestivano la burocrazia e lavori di pubblica difesa, mentre ancor più netta era questa divisione nel regno vandalo. Nella Spagna visigota invece questa situazione era più sfumata e sembra che già dai primi anni del V secolo gli ispano-romani militassero tra le fila dell’esercito goto di Spagna, mentre sotto re Wamba (fine VII secolo) la monarchia volle imporre gli obblighi militari a tutti i liberi, romani o goti che fossero. Per i Franchi merovingi e i Franchi carolingi, si trattava di una situazione analoga a quella dei Goti di Spagna: infatti col passare delle generazioni ai Gallo-Romani venne imposto l’obbligo di partecipare alla guerra. Comunque l’attuale storiografia tende molto a sfumare questa lettura della realtà, che presenta poche “contaminazioni” tra gruppi culturali diversi.
Altri aspetti della guerra alto medievale
La guerra medievale era, per la netta maggioranza delle sue azioni, rappresentata da quella che lo storico Aldo Settia, chiama la “strategia della rapina”, ovvero un sistema di saccheggi che avrebbero colpito il nemico, soprattutto nel settore agricolo ma anche rapendo donne e bambini, azioni che avrebbero fruttato dei lauti riscatti. Questo forse sorprenderà molti amanti del mondo del cinema, abituati a vedere decine di migliaia di soldati schierati e urlanti (Braveheart docet!).
Dobbiamo inoltre menzionare il “riflesso ossidionale”, così chiamato sempre da Settia: dal III secolo in poi, fino almeno al V, nell’Impero romano si verificarono una serie di fasi fortificatorie per cingere le principali città di mura difensive. Questa tendenza si manifestò perché l’entroterra dell’Impero non era più sicuro, e continuò fino al V secolo. Sidonio Apollinare, letterato gallo, descrive questo processo fortificatorio nella sua forma privata, stessa cosa fatta dal retore Venazio Fortunato, mentre il vescovo Orienzio, dopo il passaggio del limes renano nel 406 da parte dei Vandali e di altri gruppi barbari, denunciò lo scarso numero di fortificazioni che non bastavano per contenere la popolazione inerme, che si rifugiò in grotte e in spelonche. Bisogna comunque fare attenzione: questi scrittori erano dei retori e spesso presentavano, in maniera edulcorata, la maestosità e l’inespugnabilità delle fortezze, che tali non erano.
Per quanto concerne l’utilizzo delle armi in primis mi preme sottolineare come, rispetto al mondo romano, si diffuse l’uso di portarle, questo perché l’uomo libero era, per definizione un uomo in armi. Comunque sia, grazie all’archeologia e ai ritrovamenti nelle tombe, si è riusciti a ricostruire quali armi fossero utilizzate dai popoli barbari, come la francisca (un’ascia da lancio), la spada lunga a due tagli, quella corta e a un taglio nota come scramasax, e lo scudo ligneo munito della placca centrale metallica, l’umbone.
In conclusione è interessante menzionare la situazione dei chierici e dei regolari. In linea di tendenza la loro partecipazione all’arte della guerra era esclusa ma, entrambe le categorie vi prendevano parte tanto che si parla di “clero in armi” mentre, per quanto riguarda la guerra sul mare, sappiamo solamente che i Vandali e gli Ostrogoti (in una fase della guerra greco-gotica) ne fecero uso; però le fonti sono parche di notizie di questo genere.
In questa breve trattazione abbiamo fatto il nostro battesimo del fuoco per presentare la vasta tematica dell’arte della guerra nell’Alto Medioevo, aspetto che verrà approfondito con articoli specifici. Altri temi strettamente connessi che desteranno l’interesse dei nostri lettori e che ora menzionerò solamente sono: l’etica della guerra con le sue leggi e la sua narrazione, la quale diventa patrimonio quasi indiscusso dei chierici, aspetto che disvela una mentalità totalmente differente rispetto alle fonti antiche; e la violenza in senso lato, di cui abbiamo già parlato nell’ articolo “Capire la violenza medievale. Il gioco dell’onore e lo spettro dell’onta”. Di queste e altre tematiche correlate parleremo sicuramente in più occasioni.
Andrea Feliziani
Per approfondire:
BROGIOLO GIAN PIETRO, Le origini della città medievale, All’Insegna del Giglio, 2013.
CONTAMINE PHILIPPE, La guerra nel Medioevo, Il Mulino, Bologna 2011 (edizione originale 1980).
SETTIA ALDO, GRILLO PAOLO, Guerre ed eserciti nel Medioevo, Il Mulino, Bologna 2018.
SETTIA ALDO, Rapine, Assedi, Battaglie. La guerra nel Medioevo, Laterza, Bari 2002.