“Donami coraggio o Signore perché sono il tuo servo e infondimi forza in battaglia affinché io disperda i tuoi nemici come polvere nel soffio del vento!”

 

Dopo aver analizzato il colossal Le Crociate, oggi è la volta di un altro film decisamente medievaleggiante. Stiamo parlando dell’Ultimo dei Templari (in originale Season of the Witch), che di templare non ha proprio nulla, o quasi. Anche in questo caso le crociate sono presenti e fanno da contesto introduttivo ai nostri due eroi: Behmen von Bleibruck, interpretato da Nicolas Cage, e Sir Felson, impersonato dal grande Ron Perlman.

Prima di fare la conoscenza dei protagonisti, in apertura, assistiamo ad un’esecuzione di tre donne accusate di stregoneria che vengono purificate, oltre che con l’uccisione, con un rituale contenuto nel libro di Salomone. Eppure una risorge, maledice il prete e dà alle fiamme il prezioso volume.

Dopo un salto in avanti di un secolo, incontriamo i nostri due cavalieri teutonici – e non templari come ci farebbe immaginare il titolo italiano – durante le crociate di Smirne in cui i protagonisti, rigorosamente al servizio della Chiesa, si battono con coraggio contro la dinastia turca in Anatolia. Assistiamo a cinque – veloci – battaglie: la prima del 1332 nel Golfo di Edremit, la seconda nel 1334 con l’Assedio di Tripoli, la terza nel 1337 a Imbros, nel 1339 quella di Artah e nel 1344 viene combattuta l’ultima, e decisiva ai fini della nostra storia, battaglia di Smirne. È esattamente in questo punto, con il massacro di una fortezza abitata da donne e bambini, che Behmen e Felson si ribellano e giurano che non saranno mai più al servizio di una Chiesa che ordina di uccidere innocenti. I due lasciando il campo di battaglia diventano quindi disertori che, se trovati, avrebbero dovuto subire la dura pena della morte.

Incuranti delle conseguenze, scelgono di non venir meno ai propri valori e partono alla volta dell’Europa dove si accorgono che qualcosa è cambiato. Nel loro cammino, infatti, si imbattono in una città devastata dalla peste nera all’interno della quale vengono riconosciuti come crociati, catturati e portati dal Cardinale D’Ambroise che, morente, gli offre un’alternativa alla pena capitale: portare la strega che ha appestato la città al monastero di Sévérac, che custodisce l’ultima copia del libro di Salomone, cosicché possano porre fine al maleficio.

Dopo un iniziale rifiuto, Behmen viene mosso a pietà dalla visione della ragazza in cella, evidentemente torturata, che giura di essere innocente. Con la promessa di un processo equo, i nostri eroi, una guida, il prete, un cavaliere e un chierico ostinato, si mettono in marcia verso la destinazione ubicata in un luogo sconosciuto ai più. Il viaggio si rivela più difficoltoso del previsto, con lo spettatore che, insieme ai protagonisti, è sempre in dubbio sull’innocenza della strega. Durante il nostro percorso, purtroppo, perdiamo il cavaliere e la guida a causa di “incidenti” che man mano rivelano la natura malvagia del loro ostaggio. Al monastero arrivano soltanto in quattro: Behmen, Felson, il prete Debelzaq ed il chierico Kay e lì, per miracolo, non arrivano troppo tardi. La peste ha raggiunto anche il luogo sacro, ma un monaco, prima di spirare, indica ai paladini l’ultima famosa copia.

In quel momento, si svela la vera natura della ragazza che, in realtà, non è una strega ma è posseduta dal demonio in persona. E qui comincia la battaglia epica (non prima di aver consacrato Kay al cavalierato col giuramento in apertura dell’articolo): Satana si mostra e i quattro iniziano a combattere lui e i monaci morti a cui ha ridato vita. Lo scontro è serrato, ma a turno riescono a recitare il rituale che, finalmente e quasi all’ultimo, sconfigge il “Signore di ogni male”. Purtroppo, a questa dura prova sopravvivono solo Kay, che salva e porta con sé il libro, e la ragazza, che chiude la pellicola con una massima.

L’Ultimo dei templari, possiamo dirlo, è il classico pasticcio all’americana dove viene inserito tutto il necessario per attrarre lo spettatore: cavalieri senza macchia e senza paura; preti con una fede assoluta; libri antichi e risolutori; aspiranti cavalieri; Satana; crociate; magia nera e chi più ne ha più ne metta. Per quanto riguarda i rimandi storici, in realtà possiamo dire che non ce ne sono. Le crociate di Smirne volute da Papa Clemente VI in realtà iniziano ufficialmente dal 1344 e non dal 1332 come ci mostra il film. Nessuno dei personaggi trasposti è realmente esistito e il testo La Chiave di Salomone non è mai stato usato in epoca medievale per la purificazione delle anime, considerando che la sua comparsa si fa risalire solo al XIV – XV e non all’inizio dei tempi. Inoltre, le persone accusate di stregoneria venivano giudicate dai tribunali inquisitori e giustiziate alla presenza dei propri concittadini.

A prescindere dalle inesattezze storiche e dalle scene un po’ bizzarre, come i monaci che si arrampicano sul soffitto, rimane comunque un film che si lascia guardare e che ci trasporta nel nostro amato mondo medievaleggiante per un pomeriggio o una serata di relax.

 

Martina Corona

 

Per approfondire:

ATCHER JOHN, La morte nera. Storia dell’epidemia che devastò l’Europa nel Trecento, Mondadori, Milano 2014.

GALIMARD FLAVIGNY BERTRAND, Histoire de l’ordre de Malte, Parigi, Perrin 2006.

Sévérac-le-Château

 

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Written by : Redazione

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