“Dedicato a tutti coloro che combattono per la libertà”
Cari amici medievaleggianti, la pellicola di cui parleremo oggi è Medieval il film ceco più costoso della storia a firma di Petr Jákl. Al momento disponibile su Netflix, fa il suo debutto sui grandi schermi a settembre 2022. Il film dal nome ‘parlante’ ma poco identificativo, si concentra sulla storia dell’eroe nazionale ceco Jan Žižka z Trocnova a Kalicha.
Trama
La pellicola si apre nel 1402, uno dei momenti più difficili del Basso Medioevo. L’Europa è ancora alle prese con lo “Scisma d’Occidente”, i quarant’anni durante i quali furono eletti due Papi uno a Roma ed uno ad Avignone, a cui si aggiunge la lotta per la successione dell’imperatore Carlo IV. A succedergli dovrebbe essere Venceslao IV re di Boemia (attuale Repubblica Ceca) che al momento è sovrastato dai debiti ed è impossibilitato a compiere il viaggio per andare a Roma ed essere incoronato imperatore.
In questo difficile spaccato del XV secolo, facciamo la conoscenza di Jan Žižka e dei suoi prodi mercenari che, assoldati dalla corona, proteggono Lord Boresh e la sua missione di garantire un passaggio sicuro verso Roma. Ma l’esito positivo della missione non basta a salvare la situazione, perché nell’ombra tramano diversi attori. Re Sigismondo d’Ungheria, fratellastro di Venceslao IV, ed il nobile Lord Henry di Rosenberg per motivi differenti stanno cercando di sabotare l’incoronazione.
L’unica strategia che rimane è costringere Rosenberg a prestare il denaro necessario per il viaggio. Così viene escogitato un piano da Boresh e Venceslao IV: rapire la futura moglie del nobile, Katherine simpatizzante hussita e nipote del re di Francia. Nonostante la riluttanza iniziale, Žižka e gli altri accettano il compito e rapiscono la giovane ragazza.
Questa scelta provocherà una reazione a catena che porterà Sigismondo e Rosemberg ad allearsi, dando vita insieme ad una caccia serrata per ritrovare Katherine e Žižka. Questa corsa contro il tempo si lascerà dietro una scia di sangue, tradimenti e battaglie che culminerà con uno scontro aperto tra l’eroe ceco e i seguaci di Sigismondo.
Il viaggio del nostro eroe si conclude con la morte della ragazza e con uno sguardo al futuro che attende Žižka e la Boemia intera. Da questo momento in poi, il generale sarà a capo di tutti coloro che non vorranno arrendersi ai soprusi né di Sigismondo, che diventerà imperatore, né di nessun altro.
Analisi
Il regista ceco Petr Jákl ha voluto portare sul grande schermo la storia dell’eroe nazionale Jan Žižka, generale e grande stratega militare. Per farlo sceglie di trasporre la parte meno nota della vita di Žižka, ovvero i suoi primi anni da condottiero di cui abbiamo pochissime fonti. Sembra che nell’intento del regista ci fosse la volontà di far vedere come nasce un guerriero più che la gloria dell’eroe, senza però rinunciare ad un ritratto storico il più accurato possibile. Con questo scopo è nata la collaborazione con lo storico ceco Jaroslav Čechura che ha seguito tutta la fase preparatoria del film.
La pellicola pone le sue basi su un contesto storico reale: lo Scisma d’Occidente, il problema della successione nel Sacro Romano Impero, l’inizio della predicazione di Jan Hus, l’importanza di Žižka per i combattenti. Il problema del film, forse, è la romanticizzazione dell’eroe e di ciò che lo circonda. Scegliere di trasporre un momento su cui non si hanno fonti può lasciare margine di manovra per alcune licenze poetiche, ma bisogna fare attenzione perché può essere un’arma a doppio taglio.
Nel film abbiamo due figure che non sono esistite: Lord Boresh e Katherine. Mentre il primo, tutto sommato, non incide particolarmente nella storia, la seconda invece è un punto cardine. Questa fantomatica nipote del re di Francia sarà il casus belli che da una parte porterà la situazione a precipitare, dall’altra la risolverà. Sarà il sacrificio di Katherine infatti a salvare la vita a Jan Žižka, che soffrirà molto per la perdita dell’amata.
Abbiamo sempre sostenuto che non sia un problema rivisitare la storia di per sé ma in questo caso il tutto un po’ stona. Il film è ‘ispirato’ alla vita di Žižka e quindi non ha la pretesa di essere un documentario, però la serietà del girato lascia intendere che vorrebbe essere più di un semplice prodotto commerciale. Jákl, purtroppo, non riesce nell’impresa.
La sua pellicola è pretestuosa e strizza l’occhio a tutta una serie di leitmotiv che tanto piacciono agli amanti dei colossal. Regia e fotografia ricordano molto The Last Duel per lentezza narrativa e atmosfere dure e crude. Non adatto a stomaci sensibili, Medieval perde l’occasione di valorizzare il vero Žižka per farlo diventare un simil Robin Hood.
Žižka, come già detto, era un noto generale che, nel periodo successivo a quello rappresentato nel film, decise di aderire al movimento religioso fondato da Jan Hus. Quest’ultimo fu accusato di eresia e arso sul rogo per via della sua visione sulla Chiesa cattolica. Per lui Cristo è l’unico capo della Chiesa e i membri di questa si possono riconoscere dal loro modo di vivere nella fede e dalle loro azioni, che seguono i precetti divini. Per Hus non c’è posto per l’istituzione ecclesiastica romana.
A seguito della morte del predicatore (1415) in Boemia si scatenarono delle guerre civili che portarono Sigismondo ad indire delle vere e proprie crociate (1419 – 1434) per combattere questa eresia e i suoi seguaci. (Lo stesso che era accaduto nel Sud della Francia contro gli albigesi agli inizi del Duecento.)
Il ruolo di Žižka fu centrale in queste guerre dal punto di vista tattico-militare e non solo. Basti pensare che a lui si deve il casus belli delle seconde “Crociate d’Europa”: la “defenestrazione di Praga” (1419), dove sette magistrati che si rifiutarono di rilasciare alcuni suoi compagni furono letteralmente buttati fuori dalla finestra.
Ciò detto, neanche durante gli ultimi minuti della pellicola, quelli che ci mostrano il futuro, si fa riferimento al movimento hussita. I sottotitoli ci dicono che i ribelli furono tutti etichettati come eretici e che lui li difese ma, come abbiamo visto, non andò così. Žižka fu a capo dei dissidenti hussiti e non di ribelli in generale.
Non si fa nessun accenno a ciò che accadde realmente nei vent’anni successivi ma si sceglie di ergerlo a paladino della libertà in assoluto, come dimostra la frase in apertura dell’articolo che è quella di chiusura del film.
Non parliamo poi, della storia d’amore che non dà fastidio di per sé ma fa storcere il naso durante la visione. Katherine è la classica eroina ottocentesca che alla fine sceglie di stare dalla parte dei giusti e si sacrifica per salvare tutti. Improbabile che la nipote di un re di Francia potesse scegliere questa strada nel XV secolo o che si potessero innamorare il capo dei ribelli ed una nobile. E’ questo che lascia un po’ perplessi, lo stridio che si sente tra la pretesa di serietà del film e gli elementi commerciali inseriti.
Ma, ricordiamolo, è pur sempre un prodotto di intrattenimento che comunque si lascia guardare nonostante i 126 minuti di durata. Consigliato a chi ha voglia di scoprire la storia di un personaggio poco rappresentato, meno a chi lo conosce e si aspettava il film sulla sua vita.
Martina Corona
Per approfondire:
FUDGE THOMAS A., The magnificent ride. The first Reformation in Hussite Bohemia, Taylor & Francis, UK, 2018
GUI FRANCESCO, DE ANGELIS DENISA, Boemia e Moravia nel cuore dell’Europa, Bulzoni Editore, Roma, 2009
VERNEY VICTOR, Warrior of God. Jan Žižka and the Hussite Revolution, Frontline, Barnsley, 2009
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