Quando si parla di saghe o cicli nati ed ambientati nel Medioevo, il più prolifico in quanto ad opere derivate è sicuramente il ciclo arturiano. Oltre alle ballate ed ai racconti prima, ai romanzi e le opere teatrali poi, nati sulla scia della materia di Bretagna, a partire dagli inizi del XX secolo si è visto un moltiplicarsi di adattamenti fumettistici, cinematografici e videoludici che hanno attinto a piene mani dalla saga di re Artù e dei cavalieri della tavola rotonda, andando a narrarci le gesta di questi eroi.
Adattamenti che hanno raccontato, riraccontato, le storie di un “tempo che non c’è più”, come cantato nella sigla di un famoso cartone animato dedicato ad un cavaliere della tavola rotonda, ma non uno di quelli che possiamo già trovare nelle fonti medievali del ciclo bretone, bensì uno più giovane, un personaggio originale: il principe Valiant.
Ma come nasce un nuovo cavaliere nel ventesimo secolo?
Prince Valiant nacque nel 1937 come striscia a fumetti, frutto dell’ingegno del disegnatore e sceneggiatore Hal Foster e pubblicata dalla King Features Syndicate.
Partiamo quindi dall’illustre padre, dall’uomo che ha dato forma e sogni a Valiant: Hal Foster, nome d’arte del canadese Harold Rudolf Foster (1892-1982), studiò presso la School of the Art Institute di Chicago, la stessa scuola di Walt Disney (altro grandissimo creatore del Medioevo da fiaba), la National Academy of Design e la Chicago Academy of Fine Arts. Laureatosi, trovò ben presto lavoro come artista pubblicitario. La sua strada si legò ben presto al mondo del fumetto, grazie all’interessamento di un suo collega ed amico, Joseph Neebe. Entrambi infatti lavoravano per l’agenzia pubblicitaria Campbell Ewald, ma Neebe era anche un imprenditore: acquistati i diritti per una versione a fumetti del romanzo Tarzan delle Scimmie di Edgar Rice Burroughs, decise di affidarne la realizzazione proprio a Foster, di cui conosceva bene il talento.
Pubblicato inizialmente su una decina di quotidiani, nel formato della striscia a cinque vignette, Tarzan fu un immediato successo, tanto da essere ben presto raccolto in albi monografici, incontrando sia il favore del pubblico che della critica. Lo stile di Foster non era quello dei baloon, con cui i personaggi interagivano tra di loro, ma prediligeva l’uso della vignetta con, in calce, la descrizione di ciò che accadeva nell’immagine (uno stile molto apprezzato anche da Burroughs stesso).
Sebbene Foster non ritenesse quella del fumetto la sua strada, preferendo il mondo della pubblicità, le insistenze di Burroughs e Neebe, unite alla crisi del 1929 che colpì fortemente il settore pubblicitario, spinsero l’ormai famoso illustratore ad intraprendere la carriera del fumettista: oltre al disegno, infatti, ben presto iniziò anche ad interessarsi alla sceneggiatura delle storie che disegnava, proponendo modifiche e nuovi soggetti, vere e proprie saghe inventate ex novo, che, pur rimanendo fedeli allo stile dei romanzi del re delle scimmie, introducevano personaggi ed ambientazioni ben lontane da quelle tipiche di Burroughs.
Allo studio delle sceneggiature e dei romanzi di avventura, Foster accostò anche l’interesse per il periodo medievale, di cui si iniziarono a vedere i frutti già nelle strisce di Tarzan e i vichinghi perduti, una serie che risentì moltissimo dell’immaginario dell’epoca legato a questi guerrieri, una raffigurazione che ora sappiamo appartenere al medievalismo, ma che in quegli anni era comunemente ritenuta parte del Medioevo storico.
Da lì al voler creare un progetto interamente suo il passo fu breve: iniziò a disegnare la storia di Derek, Son of Thane, un valoroso guerriero che desiderava diventare un cavaliere per vendicare i torti subiti. Rinominato dapprima Prince Arn e poi Prince Valiant, le tavole vennero sottoposte alla King Features Syndicate, di proprietà del magnate dell’editoria William Randolph Hearst. Hearst, che pochi anni prima aveva rifiutato il progetto di Tarzan sottopostogli da Neebe, da tempo aveva intenzione di mettere sotto contratto Foster e diede subito il proprio benestare al progetto. L’imprenditore credeva così tanto nelle capacità del fumettista che gli lasciò i diritti del personaggio, cosa che portò ad un’equa divisione degli introiti tra autore ed editore, un tipo di contratto inusuale per quei tempi.
Nacque così ufficialmente il fumetto di Prince Valiant, che raggiunse in poco tempo la notorietà e che valse al creatore una serie di premi e riconoscimenti, culminati nell’ammissione di Foster alla Royal Society of Arts per merito. Lo stesso sovrano Edoardo VIII commentò che il fumetto era il “più grande contributo alla letteratura inglese degli ultimi cento anni” (“greatest contribution to English literature in the past hundred years”, Edward Albert Christian George Andrew Patrick David Windsor, dalla biografia di Hal Foster sul sito dell’Università di Siracusa – https://library.syr.edu/digital/guides/f/foster_hr.htm).
Le gesta di Valiant, dei suoi compagni e dei suoi familiari, raccontateci tramite le vignette e le didascalie in fondo alle stesse, partono dalla lontana Thule, di cui Valiant è principe in esilio. Per via di una sommossa lui e la sua famiglia sono stati costretti a scappare e hanno in seguito fondato un nuovo, piccolo, regno al largo delle coste britanniche. La Thule del fumetto, basata sull’isola misteriosa descritta da Pitea e Tacito e situata a nord della Gran Bretagna, viene invece posta da Foster vicino alle coste norvegesi – ed è proprio sulle storie legate al folklore norvegese e alle leggende sui vichinghi che si basano le prime strisce di Prince Valiant. Il padre del giovane principe, Re Aguar, spicca a confronto di grande parte del proprio popolo, formato da un miscuglio di genti: cristiani, seguaci di Odino ed altri dediti al druidismo (un bel guazzabuglio invero), avvezzi all’arte della guerra e della navigazione. Il rapporto stretto col mare prende anche la forma della pirateria, che però il re disapprova e ostacola; sarà proprio questo contrasto a gettare le basi per la rivolta e il conseguente esilio dei protagonisti. Valiant crescerà quindi nel nuovo regno, circondato dall’affetto dei suoi cari, in primis la madre, di sangue romano, da cui prenderà l’amore per i classici, la passione per l’oratoria, la pazienza e le buone maniere. E sarà proprio la morte della madre, vittima della malaria, a spingere il giovane a partire in cerca di avventure, ed in cerca anche di una soluzione alla maledizione che lo affligge. Infatti, oltre ai rimandi alle storie su vichinghi e dei nordici, fin dalle prime strisce è molto presente anche il tema della magia e della lotta contro le forze del male, qui rappresentati da orchi e streghe, come quella che maledice Valiant con una vita di sofferenza, responsabile quindi per la morte della madre e per la lunga serie di peregrinaggi e tribolazioni a cui sarà sottoposto il giovane principe.
Ben presto il nostro eroe si ritroverà alla corte di Camelot come scudiero di Galvano, cavaliere della tavola rotonda, con cui vivrà diverse avventure, stringendo nel frattempo rapporti di amicizia con altri protagonisti del ciclo bretone, tra i quali lo stesso re Artù, Merlino e Lancillotto. Decisiva sarà inoltre, per la sua crescita come uomo e cavaliere, l’amicizia e la rivalità con il principe Arn (la cui caratterizzazione ed aspetto sono basate sulla prima idea, poi scartata, del protagonista) e l’amore per Ilene, la dama di cui si innamorerà e che lo porterà allo scontro diretto proprio con il sopracitato Arn, a cui la donna è promessa in sposa. Una serie di scontri, duelli e prove per dimostrare chi è il pretendente, e l’uomo, migliore per la bella dama, che verranno però interrotti dal rapimento della stessa per mano dei pirati vichinghi, che torneranno così a tormentare nuovamente Valiant. Assisteremo così ad una nuova serie di avventure, le quali condurranno i due cavalieri fino in Nord America. Sarà durante questo viaggio che il rapporto di rivalità tra Valiant ed Arn lascerà il posto all’amicizia, tanto da ricevere in dono da quest’ultimo la “spada che canta”, un’arma magica grazie alla quale sconfiggerà il capo dei pirati. La missione purtroppo finirà comunque in tragedia, con la morte di Ilene. Ennesima vittima della maledizione di Valiant, come ci fa intendere Foster, la sua scomparsa lascerà anche una ferita nel rapporto tra i due principi, che verrà sanata solo molti anni dopo.
Tornato a Camelot e diventato nel frattempo anche lui cavaliere della tavola rotonda, Valiant si unirà a Galvano, Parsifal ed altri per combattere al fianco di Roma contro gli Unni, per poi iniziare un viaggio per il mondo, dove incontrerà nuovi compagni ed affronterà nuove sfide. Dai Carpazi alla Terra Santa, dal Giappone al Nord America, le avventure del principe si snoderanno tra battaglie ed esplorazioni, senza dimenticare il lato più sentimentale. Come in tutti i cicli cavallereschi, infatti, ser Valiant dovrà affrontare anche le sfide dell’amore, che si concluderanno nel matrimonio con la principessa Aleta, dalla quale avrà diversi figli. Tra questi ricordiamo in particolare il suo primogenito, al quale darà lo stesso nome del vecchio rivale, Arn, e che seguirà poi le orme del padre diventando il protagonista della storia.
Il tono inizialmente tragico dettato dalla profezia pian piano lascia spazio anche a eventi molto lieti: vari personaggi, tra cui Merlino stesso, intervengono tentando di liberare il nostro eroe dall’ombra gettata della strega che in origine lo maledisse, ma il timore che i suoi effetti continuino a perseguitare il giovane svanisce del tutto solo col coronamento di un amore felice, dopo la fine drammatica della prima fanciulla cara al cavaliere.
Dario Medaglia
Per approfondire:
BISHOP CHRIS, Medievalist Comics and the American Century, University Press of Mississippi, Jackson 2016.
FOSTER HAL, Prince Valiant Vol. 1: 1937-1938, edited by Kim Thompson, Fantagraphics Books, Seattle (WA) 2009.
GIANNI GARY, The Prince Valiant Page, Flesk Publications, Santa Cruz (CA) 2008.
GOLDBERG TODD, HORAK CLARK, A Prince Valiant Companion, Manuscript Press, Mountain Home (TN) 1992.
KANE M. BRIAN, Hal Foster: Prince of Illustrators – Father of the Adventure Strip, Vanguard Productions, Lebanon (NJ) 2001.
KANE M. BRIAN, The Definitive Prince Valiant Companion, Fantagraphics Books, Seattle (WA) 2009.
Per una breve biografia su Hal Foster: https://library.syr.edu/digital/guides/f/foster_hr.htm
Per esplorare il mondo ludico e non sviluppatosi intorno a Prince Valiant: https://www.princevaliant.org/index.html