La pellicola di cui parleremo oggi è una delle ultime uscite sul tema arturiano che, a ragione, è stata accolta in maniera controversa da pubblico e critica. King Arthur – Il potere della spada esce nelle sale cinematografiche nel 2017 a firma di Guy Ritchie e vanta un cast stellare tra cui Eric Bana, Jude Law, Djimon Hounsou e Charlie Hunnam, con un simpatico cameo di David Beckham.

Riassumere la trama di questo film non è semplice perché il regista sceglie di portare in scena una rivisitazione, raffazzonata, de La morte di Artù di Thomas Malory, stravolgendo dinamiche e personaggi. Ma procediamo con ordine. La pellicola si apre con una guerra epica condotta dal mago Mordred, a cavallo di giganteschi elefanti, contro il regno di Camelot difeso dal prode re Uther Pendragon che grazie ad Excalibur pone fine al conflitto. La fine della guerra però non coincide con la fine delle avversità, infatti poco dopo Vortigern, fratello di Uther, con un colpo di stato riesce a prendere il potere, uccidendo tutti i suoi avversari compresa la famiglia del fratello. Artù però riesce a mettersi in salvo e ad approdare al villaggio più vicino.

Da qui in poi assistiamo all’ascesa di un re tiranno che ha come unico obiettivo quello di impossessarsi di Excalibur, la spada magica forgiata da Merlino (che nella pellicola non appare), e di ricostruire la torre di Mordred, così da acquisirne il potere. Nel frattempo Artù viene cresciuto in un bordello e grazie alla vita di strada riesce a farsi un nome in città, diventando un simil signorotto locale esperto in combattimento e arti marziali (nel bordello è presente un dojo con relativo maestro). La vita placida del futuro re si interrompe quando viene catturato e spedito, insieme ad altri uomini, nelle terre di Vortigern per provare ad estrarre la spada nella roccia, che si è rivelata in concomitanza con l’ultimazione della famosa torre del male.

Artù riesce ad estrarla e così si scopre che lui è il legittimo re invocato dal popolo e temuto da Vortigern. Da qui in poi, come si può immaginare, assistiamo ad un susseguirsi di eventi che portano il protagonista ad evolvere da spavaldo yankee a re pronto a combattere. Nella sua avventura sarà aiutato da Sir Bedivere, “Grasso d’Oca”, “Stecchino”, Parsifal, Mangiagalli e la maga. Dopo tante peripezie, un attentato fallito nella città di Londinium e la morte di Mangiagalli, il nostro eroe sceglie di attaccare il nemico a viso aperto conscio delle proprie possibilità. Artù riesce a trovare dentro di sé la forza per accettare il suo destino e sconfiggere il nemico che ormai, grazie alla magia, si è votato completamente al male. Lo scontro finale avverrà sulla torre tanto voluta da Vortigern e vedrà come vincitore Artù che con l’aiuto di Excalibur metterà fine ai soprusi del tiranno. Il tutto si conclude con l’incoronazione informale del re e la creazione della Tavola Rotonda.

Dei personaggi inseriti ex-novo interessante è la scelta di Vortigern, leggendario re dei Britanni del V secolo che si scontrò con anglosassoni, Pitti e Scoti, voluta probabilmente per dare un tocco più storico alla pellicola. Altra novità è la figura di Mordred che rispetto alla tradizione, qui viene identificato come mago “malvagio” e non come condottiero. Mancano completamente Morgana e Merlino, che viene nominato solo un paio di volte ma non appare mai.

Ora, nonostante le buone intenzioni King Arthur – Il potere della spada è una rivisitazione che non convince sotto molti punti di vista. Innanzitutto perché, nonostante l’inserimento di nuovi personaggi, la pellicola non mostra nulla di nuovo. È un costante richiamo a film precedenti, tant’è che per una buona parte della trasposizione si ha l’impressione di vedere una rivisitazione di Robin Hood e de Il Signore degli anelli. Imbarazzante l’uso della cgi, in tutto il film e soprattutto nel duello finale, che intacca l’epicità degli scontri e li trasforma in scontri da videogiochi (che sono, tra l’altro, realizzati meglio). La caratterizzazione dei personaggi, poi, vuole risultare simpatica e “contemporanea” ma in realtà contribuisce alla sensazione di grottesco che si ha durante tutta la visione. Se Last Knights è un esperimento cinematografico riuscito con la sua commistione tra “Oriente” e “Occidente”, King Arthur – Il potere della spada non lo è, anzi. Se avessero scelto un’altra via, probabilmente il film avrebbe potuto dare qualcosa di nuovo nel panorama del ciclo bretone mentre invece risulta un pot-pourri di storie mescolate insieme. Non è riuscito nella sua pretenziosa ambizione di surclassare Excalibur, che ad oggi è ancora il miglior film mai girato sul tema.

Mi sento di non consigliarlo, ma se avete due ore da buttare e non sapete proprio che film vedere allora potete dare una chance a questa pellicola. Magari come film di sottofondo può risultare gradevole.

 

Martina Corona

 

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Written by : Redazione

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