La tradizione cristiano-cattolica prevede che ogni anno sotto il periodo delle feste natalizie si faccia il presepe, una rappresentazione allegorica della nascita di Gesù. Ma da dove trae origine questa tradizione? Ovviamente il presepe nella forma che conosciamo noi ha origine nel Medioevo e la sua “invenzione” la dobbiamo a San Francesco.
Come sappiamo, Francesco è una delle figure eccezionali del Medioevo, un uomo che ha innescato una profonda riflessione all’interno della società degli inizi del Duecento, un rivoluzionario che non ha mancato d’innovare la tradizione. Infatti, è molto noto l’evento che passa sotto il nome di presepe di Greccio, vediamo di che si tratta.
Greccio è un piccolo comune ora situato nella provincia di Rieti nel Lazio, che ospita un santuario fondato da Francesco stesso e qui le fonti riportano che il Santo creò il presepe.
Siamo nell’inverno del 1223, Francesco si è rifugiato nell’eremo di Greccio ed è scosso da profonde sofferenze fisiche che però non gli impediscono di trovare la pace interiore.
È dicembre, Francesco decide di organizzare una solenne rappresentazione della nascita di Gesù presso l’eremo. Per questa rappresentazione, il Santo si rifà ai Vangeli apocrifi, gli unici a riportare il dettaglio della presenza del bue e dell’asino, e la celebrazione avviene di notte. Una notte rischiarata sia dalle luci delle fiaccole portate dagli abitanti del paese sia dai canti dei frati. La mangiatoia con il fieno e i due animali viene collocata all’interno della cappella dell’eremo dove quella sera viene celebrata la messa, ma non vi era nessuno che impersonava Maria, Giuseppe e Gesù! Però avvenne il miracolo: le fonti raccontano di come una persona che assisteva alla messa vide apparire proprio Gesù bambino.
Come avete letto, questa rappresentazione non è da un punto di vista estetico l’origine del nostro presepe, però lo è sicuramente da un punto di vista spirituale, del significato, ossia rappresentare la nascita di Gesù in modo che sia visibile a tutti. L’episodio s’inserisce in quella che è una delle rivoluzioni più forti della spiritualità francescana: la riscoperta dell’umanità di Gesù, non solo quello sofferente nella Passione ma anche il bambino povero fin dalla nascita. Inoltre, sappiamo dalle fonti che Francesco era molto devoto al Natale. Infatti:
«sopra le altre solennità venerava con ineffabile ardore la natività del bambino Gesù, proclamandola festa delle feste, nella quale Dio, fatto infante piccolino, si attaccò a mammelle umane» (Memoriale, 199).
Questa enorme devozione di San Francesco per il Natale, che molti all’epoca trovarono strana poiché per i teologi medievali al centro della fede vi era la Passione e non la Natività, è all’origine del presepe. Gesù, diventando carne umana e, quindi, nascendo, ha portato la salvezza, tutto il resto è una conseguenza del suo essersi fatto uomo.
Ma vediamo invece cosa ci racconta Giotto nella scena tredicesima del ciclo di affreschi delle Storie di san Francesco della Basilica superiore di Assisi (fine del XIII secolo). Rispetto a quanto riportato dalle fonti, qui vediamo come sia San Francesco stesso a mettere nella culla Gesù bambino tra lo stupore generale, un libera interpretazione dell’artista che però rimane coerente con l’immagine che si vuole dare dell’assisano: un Santo che compie miracoli e che è in stretta connessione con Cristo.
Avviandomi alla conclusione, vorrei sottolineare come l’invenzione del presepe fu rivoluzionaria soprattutto per un motivo. Siamo agli inizi del Duecento, la Terrasanta è ormai quasi tutta in mano musulmana e i papi continuano a invocare la crociata, ma le spedizioni falliscono ( tranne l’accordo diplomatico tra Federico II e il sultano Al-Malik al-Kāmil, che però avviene nel 1226, quindi dopo il Natale di Greccio); anche Francesco stesso è stato in Egitto e conosce la situazione di quei luoghi. Con la creazione del presepe il Santo sottolinea come non vi sia la necessità di recarsi in Terrasanta: Bethlem è ovunque nasca Gesù, è nel cuore degli uomini. Affermando questo, i luoghi sacri non sono più legati a una materialità geografica, non è più necessario visitarli se questi sono ovunque si trovino dei cristiani. Ciò comporta il superamento della crociata, che non è più necessaria.
Giulia Panzanelli
Per approfondire:
FRUGONI CHIARA, Vita di un uomo: Francesco d’Assisi, Einaudi, Torino 1995
MARINI ALFONSO, Francesco d’Assisi. Il mercante del regno, Carocci editore, Roma 2015
ZANARDI BRUNO, AGUZZOLI ANNALISA, Giotto e Pietro Cavallini. La questione di Assisi e il cantiere medievale della pittura a fresco, Skira, Collana Arte Antica – Biblioteca d’Arte, Losanna 2002
Ti potrebbe interessare:
Il rivoluzionario di Assisi: Francesco
La rivoluzione continua: Francesco d’Assisi e l’Ordine dei frati minori
San Francesco e il suo tempo: intervista al professor Alfonso Marini