L’eresia catara è uno dei movimenti religiosi eterodossi più famosi del Medioevo, non solo perché la loro dottrina era particolare ma anche e soprattutto per via della crociata che li vide protagonisti. 

La cosiddetta crociata contro gli albigesi merita una trattazione a parte. In questo articolo vediamo qual era la situazione religiosa e politica nel sud della Francia e perché vi fu la necessità di fare una crociata, ma prima vi rimandiamo a un altro articolo introduttivo sulle origini storiche di questa eresia.

Culturalmente e giuridicamente, il sud della Francia era scollegato dal Nord. Questa era la terra dei trovatori e della lingua d’oc ed era controllata dai duchi di Aquitania, dai conti di Tolosa e dai re d’Aragona-Catalogna. Ad esempio, i duchi d’Aquitania controllavano una vasta area ed erano solo nominalmente vassalli del re francese; soprattutto dopo il matrimonio della celebre Eleonora d’Aquitania con il futuro Enrico II d’Inghilterra, tutto il territorio passò alla dinastia dei Plantageneti. Facciamo un altro esempio ancora: l’odierna Linguadoca era sotto il dominio dei conti di Tolosa che erano vassalli del re di Aragona-Catalogna, non del sovrano che risiedeva a Parigi. 

Insomma, si tratta di una situazione politica complessa che però non compromise la crescita culturale ed economica di questa regione, anzi! 

Il catarismo, quindi, s’inserì in un contesto dinamico nel quale fornì un’alternativa religiosa a gruppi e individui già spontaneamente alla ricerca di autonome identità.

Veniamo ai fatti storici antecedenti la crociata.

Nel 1177 Raimondo V, conte di Tolosa, denunciò i danni provocati dall’eresia: discordie familiari, corruzione del clero, disprezzo per la Chiesa, ripudio dei sacramenti e della resurrezione dei corpi; chiese l’aiuto del capitolo generale dei cistercensi. Si lamentò anche del favore di cui godevano gli eretici presso le più importanti famiglie nobiliari, come i Trencavel, visconti di Albi, Carcassonne e del Razès, e suoi maggiori rivali. 

L’appello portò a Tolosa una legazia formata da Henry de Marcy, abate di Clairvaux, vari prelati e il legato papale. Scopo principale era indurre Ruggero Trencavel a ripudiare l’eresia ed ad agire contro di essa, ma questi evitò di incontrarli e perciò venne scomunicato. 

Questo episodio dimostra quanto i signori del Mezzogiorno francese tenessero alla loro autonomia e quanto l’eresia fosse riuscita a conquistare ogni grado della società; anzi, molti di più erano i nobili catari rispetto alle fasce più povere della popolazione. 

Alla morte di Raimondo V e con l’ascesa al trono del figlio Raimondo VI, la situazione cambiò. Il nuovo conte non abbandonò mai la fede cattolica ma si mostrò comunque favorevole ai catari, forse per interesse personale, perché segretamente attratto dalla loro dottrina. 

Con la bolla Ad abolendam heresiam (1184), frutto della riconciliazione tra il Federico I Barbarossa e papa Lucio III, si cercò di creare una serie di norme per estirpare l’eresia sia catara che valdese. La bolla papale si concentrava particolarmente sui doveri dei vescovi. 

In Linguadoca, però, si disinteressavano al problema o, quando cercavano di intervenire, non potevano contare sull’aiuto del braccio secolare. I vescovi del sud della Francia, strettamente legati alle grandi casate aristocratiche, erano spesso coinvolti nelle controversie locali proprio per via di legami di parentela o di clientelismo.

Oltre quindi alla scarsa attitudine delle alte gerarchie ecclesiastiche nella lotta all’eresia, che quindi favoriva la sua diffusione, vi era anche un altro fattore che contribuiva alla crescita del catarismo. La piccola nobiltà rurale era impoverita a causa delle divisioni dell’eredità e il catarismo, predicando che la Chiesa cattolica era la Chiesa di Satana, forniva di conseguenza una motivazione in più per rifiutarsi di pagare le decime ai vescovi. Questo impoverimento portò la nobiltà rurale ad avere contatti più stretti con i contadini e diffuse l’influenza catara anche tra loro. 

Per quanto l’anticlericalismo e le dispute sulle decime fossero radicalizzate nel sud, i perfetti conquistarono i credenti impartendo un’istruzione religiosa, pregando, vivendo secondo principi evangelici, sfruttando quindi il senso di individualismo religioso insito nella popolazione linguadociana. Inoltre, nel Mezzogiorno francese mancavano grandi università dove si studiasse teologia e quindi luoghi dove si potessero creare degli intellettuali in grado di controbattere gli eretici.

I gruppi di perfetti e perfette si costituivano secondo la volontà dei singoli individui, spesso si sostenevano grazie ai lasciti oppure lavorando, il loro stile di vita non era costoso. Rinunciando alla proprietà materiale non erano costretti a star fermi in un luogo e così, viaggiando, poterono diffondere la loro dottrina, creando una rete di comunità di perfetti che ricevevano sostegno e ospitalità dai credenti, anche in tempi difficili.   

La situazione cambiò con la salita al soglio pontificio di Innocenzo III.

La sua prima mossa fu quella di inviare i cistercensi a predicare nel Meridione francese, predicazione che ottenne un discreto successo solo nella regione della Provenza.                                                                                                                                                                                                         

Nel frattempo il vescovo Diego d’Osma e il canonico Domenico di Guzman (fondatori dell’ordine dei domenicani) suggerirono nuove forme di predicazione itinerante e mendicante: l’idea era di sfidare valdesi e catari sul loro stesso terreno. Innocenzo III appoggiò tale iniziativa e diverse campagne di predicazione ebbero luogo tra il 1206 e il 1208; i successi non furono istantanei ma questo gruppo alternava la predicazione a dibattiti con eretici. Domenico fondò un convento a Prouille, nel 1206, nel cuore dei territori catari, per ospitare le figlie della nobiltà e le catare convertite.

In questo articolo abbiamo visto come il catarismo abbia fatto breccia nella società del sud della Francia e quanto fosse radicato in questa zona, e capiamo bene quanto questa situazione non potesse durare a lungo.

 

Giulia Panzanelli

 

Per approfondire: 

GAROFANI BARBARA, Le eresie medievali, Carocci, Roma 2009

LAMBERT MALCOLM, I Catari, Piemme, Casale Monferrato 2001

MANSELLI RAOUL, L’eresia del male, FuoriLinea edizioni, Monterotondo 2020

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Written by : Redazione

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